Cyberbullismo, preside pubblica su Facebook gli insulti tra i suoi studenti

Preoccupato dal continuo scambio di insulti via Whatsapp tra i suoi studenti, un preside di Parma lancia un appello ai genitori contro il cyberbullismo

«Ci siamo stufati», dichiara in un post pubblicato sulla pagina Facebook di una scuola di Parma il preside in persona, che ha deciso di rendere pubblici alcuni stralci delle conversazioni dei suoi alunni.

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Studi dell’assenza degli adulti

«Dopo molte esitazioni – scrive Pier Paolo Eramo, dirigente dell’istituto Comprensivo Sanvitale/Salimbene – scelgo di pubblicare alcuni messaggi che due nostri alunni si sono scambiati su un gruppo Whatsapp di una delle nostre classi delle medie».

«Lo faccio – spiega – perché siamo stufi. Siamo stufi di questo assurdo mondo parallelo che ci inquina; siamo stufi dell’uso sconsiderato e irresponsabile delle parole; siamo stufi dell’assenza degli adulti».
«E non vogliamo più sentire – aggiunge – che era solo uno scherzo, un gioco, che non immaginavamo, che non sapevamo».

Secondo una ricerca oltre il 40% dei giovani italiani è stato colpito dal cyberbullismo, una pratica che provoca forti ripercussioni a livello psicologico sui minori. Lo scorso maggio il Senato ha approvato il nuovo decreto legge sul cyberbullismo, grazie al quale ora anche i minori sopra i 14 anni potranno chiedere di rimuovere contenuti in Rete.

L’appello ai genitori

Il preside lancia anche un preoccupato appello ai genitori:

«È ora di chiedersi se questo è quello che vogliamo dai nostri ragazzi e agire di conseguenza. È ora di prendere in mano il cellulare dei nostri figli, di guardarci dentro (perché la privacy nell’educazione non esiste), di reagire, di svolgere in pieno il nostro ruolo di adulti, senza alcuna compiacenza, tolleranza bonaria o, peggio, sorniona complicità».
Conclude quindi ricordando che «Non serve andare dal preside e chiedere cosa fa la scuola quando la vittima di turno non ha più il coraggio di uscire di casa. È troppo tardi. Cominciamo a fare qualcosa tutti. Ora».

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