Come cambia la domanda di servizi gestiti in colocation e hosting, oppure attraverso data center in cloud? Se ne è discusso a Firenze in un evento organizzato in collaborazione con IDC
Un’interessante occasione di confronto per IT Manager, CIO e decision maker sul tema della trasformazione dei data center, quella tenutasi a Firenze a fine novembre. La mattinata di lavori, dal titolo “New Data Center Demands”, è stata organizzata congiuntamente da IDC e Aruba, la società numero uno in Italia per i servizi di data center, web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini, che gestisce oltre 2 milioni di domini, più di 7 milioni di caselle e-mail, oltre 4 milioni di caselle PEC, più di 31.000 server e un totale di oltre 4,7 milioni di clienti. La premessa di fondo è che, secondo IDC, già a partire dal 2017 il 60% degli asset IT sui quali le aziende fanno affidamento per gestire il business ed erogare servizi sarà gestito in colocation, in hosting oppure attraverso data center in cloud, in quanto non tutte le aziende riusciranno a gestire autonomamente e in house la trasformazione dei propri data center. “Nel corso dell’ultimo anno, il 70% delle aziende italiane ha avviato progetti di riorganizzazione IT, mentre il 60% ha creato una struttura dedicata all’innovazione”, ha sottolineato Fabio Rizzotto, Senior Research & Consulting Director di IDC Italia, citando l’IDC European Software Survey del 2015. Su uno scenario più ampio, “oggi ci troviamo nella terza era, che rappresenta un nuovo modo di fare IT, quella della terza piattaforma costituita da cloud, mobility, social business e big data più analytics”, ha proseguito Rizzotto.
L’agilità è off site
Quello che però ci si deve chiedere, suggerisce IDC, è se si è in grado di cavalcare questi nuovi scenari con gli skill di cui si dispone oggi, in quanto si proviene da un mondo in cui l’IT era diversa: praticamente tutte le esigenze sono cambiate, come è risultato anche da una web survey condotta proprio nel novembre 2015 da IDC, in base alla quale le sfide per la gestione IT vedono oggi ai primi posti aspetti quali il miglioramento dei livelli di servizio al business, l’efficienza dei sistemi IT (server, storage e altro), la migrazione da ambienti tradizionali a virtual o cloud e la gestione degli ambienti virtualizzati. In questo scenario di continua trasformazione, in cui ruoli e competenze cambiano, si ricorre sempre più al cloud, “che è ormai presente in varie forme, e impone di abituarci a un mix di diverse risorse da orchestrare al meglio”, ha fatto notare Rizzotto, citando anche una delle Prediction 2016 di IDC FutureScape, secondo la quale nel 2018, come dire da qui a tre anni, il 65% delle risorse IT aziendali sarà off site. E proprio la capacità di far leva, in parte o in totale, su data center di terzi sarà secondo IDC una delle principali chiavi per fornire all’IT aziendale quell’agilità da tempo ricercata, anche per consentire alle imprese di accelerare il percorso d’innovazione per una maggiore competitività.
Il partner tecnologico giusto
L’importanza per le aziende di avere un partner tecnologico in grado di coprire tutte le esigenze di data center e di cloud è stata affrontata da Simone Braccagni, Direttore Commerciale di Aruba, che ha ripercorso le principali tappe della società nata nel 1994 e cresciuta costantemente, evidenziando come “da azienda conosciuta principalmente per i servizi di hosting e registrazione domini, oggi godiamo sempre più di un posizionamento importante nel mondo enterprise, grazie anche ai nostri data center di proprietà, e che verrà ulteriormente consolidato dalle novità che abbiamo in programma per il 2016”. Lorenzo Giuntini, Head of Engineering di Aruba, ha invece affrontato il tema dell’esperienza della società al servizio dei clienti, esaminando nel dettaglio un caso concreto: quello di Radio Dimensione Suono che ha portato interamente in cloud il proprio archivio multimediale. Come dire una sfida sicuramente molto importante, affrontata e risolta in maniera brillante grazie al cloud di Aruba.