Mappe, basi militari, forze di polizia, complessi energetici, chimici e industriali, persino le telecamere all’interno della metropolitana. Si tratta di contesti diversi, ma uniti da un fattore comune: la sicurezza e la gestione infrastrutturale
La sicurezza è uno degli asset principali di Intergraph, azienda multinazionale che nasce in Alabama, USA, nel 1969. Dopo anni di implementazioni tecnologiche innovative per gli organi militari statunitensi, Intergraph diventa leader nella fornitura di software per la manipolazione delle informazioni geospaziali, al servizio di clienti sparsi in tutto il mondo.
Tra gli anni 70 e 90, il Gruppo allarga sapientemente i propri ambiti di intervento. Si passa dall’esercito e marina agli enti pubblici, passando per le grandi compagnie oil & gas e reti di trasporto. La vera svolta arriva con l’ingaggio da parte di Hexagon, azienda svedese nata nel 1992 e divenuta ben presto leader a livello mondiale nella fornitura di tecnologie di misurazione ad altissima precisione.
Hexagon acquisisce Intergraph nel 2010. Da quel momento, Hexagon ha fatto molti investimenti strategici per il miglioramento della sicurezza pubblica, la gestione delle infrastrutture tecnologiche, la protezione di infrastrutture critiche e altro ancora.
Lo scorso 12 ottobre viene annunciato un cambio di brand a livello mondiale, la divisione Intergraph SG&I entra a tutti gli effetti nella grande famiglia Hexagon, assumendo il nome di Hexagon Safety & Infrastructure. «Dopo cinque anni, è stato naturale fare il passo successivo e andare avanti come Hexagon Safety & Infrastructure. Nei nostri mercati di riferimento, i nostri clienti sono abituati al nome Hexagon. Le nostre soluzioni sono dotate di software Hexagon Geospatial e i nostri clienti utilizzano prodotti Hexagon Geosystems. Questo rebranding comunica in modo più efficace il nostro approccio come un’unica grande famiglia di marchi Hexagon» – spiegano in azienda.
Il nome Intergraph rimarrà nel branding dei prodotti software. Quindi, se si ha familiarità con i prodotti “Intergraph”, non cambia nulla. Ma ancora più importante, sono le capacità ulteriormente potenziate di Hexagon in ambito “Geospatial Enterprise Solutions” e “Industrial Enterprise Solutions”. In qualità di leader mondiale nel settore delle tecnologie dell’informazione, le applicazioni geospaziali e industriali enterprise di Hexagon permettono la fornitura di soluzioni complete per la difesa, aerospaziale, energy, oil & gas, pubblica amministrazione, utilities & communications, agricoltura, manifatturiero, minerario, e molti altri settori.
Si tratta solo di un cambio di brand, non di un cambio organizzativo, per cui continueremo a operare e sviluppare il nostro business esattamente come prima, ci spiega Massimo Pagani, country manager di Hexagon Safety & Infrastructure Italy.
La Sicurezza prima di tutto
«Quando parliamo di security non ci riferiamo alla declinazione cyber, almeno non solo» – afferma Pagani. «Per noi la sicurezza è principalmente quella fisica, in relazione a persone, mezzi e strumenti. Attraverso sensori, radar e telecamere, riusciamo a connettere luoghi pubblici, ambienti di lavoro e mezzi di trasporto con soluzioni geospaziali avanzate, che permettono di avere un quadro generale di ciò che accade fisicamente al di là dello schermo. Facciamo un esempio: quando la polizia effettua controlli sui veicoli in circolazione ha bisogno di accedere a una quantità enorme di informazioni, organizzate in database, che restituiscano un feedback esaustivo e funzionale in tempo reale. È qui che arriviamo noi, con lo sviluppo di sofisticate soluzioni software che rinnovano metodologie classiche per la necessità di abbracciare il mondo del digitale».
Governare i dati
Il contesto government è quello dove l’innovazione tecnologica ha più ampi margini di miglioramento. In questo caso, Hexagon Safety & Infrastructure si rivolge a comuni, province ed enti pubblici ma anche multinazionali oil & gas, grandi owner operator ed EPC, società che gestiscono reti autostradali e ferroviarie. Qui la necessità è di ottimizzare costi e benefici. Ne è ben cosciente Massimo Pagani, soprattutto quando il soggetto pubblico di riferimento ha visto comprimere sempre più la propria disponibilità economica. «In questo caso, a fare la differenza è la conoscenza di dominio, la capacità di saper proporre i sistemi migliori come risposta a particolari esigenze. Non è un caso se nel mondo degli enti pubblici si stia assistendo a una rapida diffusione di software open source. Si tratta di una scelta che permette inizialmente di salvaguardare il budget senza rinunciare a funzionalità base. L’importante però è avere sempre sotto controllo l’aspetto costi/benefici a medio-lungo termine. Si tratta di un diverso modello di business, e noi seguiamo sempre con interesse le strade “parallele” dettate dai trend, anche quelli dei nostri competitor, che negli ultimi anni virano sempre più verso panorami consolidati, come quello del cloud. A tal proposito, una delle missioni di Hexagon Safety & Infrastructure è quella di aiutare le organizzazioni a superare questi ostacoli, primo fra tutti la compressione dei budget, migliorando i processi e gestendo in modo efficace i cambiamenti in atto. Un altro settore su cui siamo da decenni focalizzati, è la Difesa. La nostra missione odierna e del futuro è quella di fornire piattaforme di “Smart Mapping” che possano aggiornarsi dinamicamente e periodicamente, al fine di monitorare i cambiamenti del territorio e contestualizzarli con gli obiettivi di intelligence. In che modo? È possibile ad esempio studiare territori storicamente “caldi”, per capire se e come possono essere presenti minacce ai cittadini locali e a basi militari. Con le nostre soluzioni, i militari studiano i cambiamenti sulla mappa in “motion video”, controllano in sicurezza il territorio da perlustrare, verificano con l’ausilio di potenti algoritmi di video e image processing, dove sono sorti edifici che prima non c’erano. Tutto questo in un semplice ambiente di “Geospatial Data Fusion” a disposizione per i decision maker.
L’importanza dell’infrastruttura
«Nutriamo grandi speranze nella fibra ottica» – dice ancora Pagani. «È qui che parte delle nostre risorse sono concentrate visto che entro il 2020 quasi tutta la popolazione italiana dovrà avere accesso a una connessione che assicuri una velocità di almeno 50Mbit al secondo. Il nostro intervento non si ferma però solo alla fornitura di tecnologie per la pianificazione, progettazione e gestione degli interventi di ammodernamento da effettuare sul territorio, ma anche a quelli di maintenance e business development, che rappresentano il culmine della messa in moto di una nuova era delle telecomunicazioni. Priva di un corretto workflow di intervento e di pianificazione, la fornitura di tecnologia non può raggiungere il suo valore reale, restando confinata in tecnicismi che agli end user interessano ben poco».
Uno sguardo al futuro
Ma dove vede Pagani la “sua” Intergraph tra 5-10 anni? «Sicuramente in una posizione leader, dove siamo ora. È innegabile che ci siano dei trend economici ai quali guardiamo con maggiore interesse, e grazie all’acquisizione da parte di Hexagon sappiamo di poter competere ancora di più a livelli altissimi su più fronti. Ci affascina il poter accompagnare il nostro Paese sul percorso di implementazione della fibra e verso la messa in sicurezza di grandi aree sia a scopo pubblico sia industriale. Un sogno è quello di poter finalmente portare l’Italia verso l’adozione di un numero unico (112 in tutta Europa), visto che siamo tra gli ultimi paesi a non averne ancora uno a livello europeo. La sfida è difficile ma non impossibile; instradare migliaia di telefonate al giorno verso il giusto organo di competenza è sicuramente complesso, ma abbiamo tutti gli elementi necessari per allinearci al meglio agli altri paesi membri dell’UE».