Un convegno organizzato da NelFuturo chiama a confronto il mondo bancario e quello delle reti Tlc sulle necessità di svecchiamento delle infrastrutture
Sul finire degli anni ’90, con la fase di liberalizzazione dei mercati delle telecomunicazioni e l’avvio della telefonia mobile digitale, con la sua newsletter Beltel, Gianni Di Quattro – un ex “olivettiano” che aveva vissuto da vicino, al fianco di Elserino Piol, la prima, entusiasmante fase di informatizzazione in Italia – era riuscito a costruire una formidabile piattaforma di discussione e analisi. Grazie ai suoi contatti, l’ex collaboratore di Adriano Olivetti era riuscito a far convogliare su Beltel i contributi di imprenditori, analisti, manager di settore, giornalisti che furono tra i primi a interrogarsi sulla convergenza digitale e il suo impatto sull’economia.
Da tempo quella newsletter, ovviamente distribuita in forma cartacea, è un’esperienza conclusa, ma Di Quattro non ha mai smesso di occuparsi di quei temi e insieme a un altro ex manager olivettiano, Pietro Bordoli, ha recentemente dato vita a una associazione e un sito Web intitolati NelFuturo. Gli anni sono passati, ma la voglia di interrogarsi su dove ci porterà la tecnologia – e su come rimuovere, dalla sua strada, ostacoli che in Italia sembrano più insormontabili che altrove – è rimasta.
Una delle vocazioni caratteristiche di Beltel erano i convegni, informali e animatissimi, dove i collaboratori della testata si confrontavano, con altri esperti, a beneficio di pubblici professionali. La tradizione è stata ripresa lo scorso 12 novembre, con l’incontro che l’associazione ha organizzato sul tema delle telecomunicazioni per il settore bancario e sul loro comune “percorso verso il futuro”. Di Quattro e Bordoli hanno chiamato Enzo Pontarollo, economista della Cattolica, Annalisa D’Orazio del regolatore Agcom, Achille De Tommaso di Anfov, Giuseppe Tillia di Telecom, Augusto Preta di IT Media Consulting, Massimo Messina, Head of Global ICT presso UniCredit, Maurizio Decina emerito del Politecnico di Milano e altre personalità, a partecipare a una discussione ripartita su tre tematiche: il contesto economico, le problematiche di regolamentazione e offerta infrastrutturale degli operatori di Tlc e le conseguenze strategiche che il passaggio dell’It alla cosiddetta “terza piattaforma” sta avendo sulle banche e sulla loro trasformazione digitale.
Nella prima parte dell’incontro si è molto parlato di presente e futuro delle infrastrutture di telecomunicazione, sotto gli aspetti delle normative e della situazione del mercato, che secondo Anfov continuano a essere critiche sul piano dei volumi d’affari e sulla qualità della rete di accesso. «Rispetto ai paesi più avanzati la banda ultralarga in Italia, quella sopra i 30 megabit, e in uno stato di arretratezza preoccupante,» ha detto De Tommaso, evidenziando anche le carenze che riguardano sia l’Agenda digitale sia una visione comune sulle azioni e gli investimenti da realizzare.
Giuseppe Tillia di Telecom Italia ha cercato di rassicurare la platea, citando il piano triennali di investimenti che dovrebbe portare a una copertura Fiber to the cabinet al 75% delle unità abitative italiane entro il 2017, con una spesa complessiva di 3 miliardi di euro e a una copertura mobile 4G del 95% della popolazione (oggi secondo Tillia la copertura 4G sarebbe già intorno all’85%).
Massimo Messina di UniCredit ha condensato in un intervento di un quarto d’ora una brillante lezione sulla digital transformation vissuta dal grande gruppo bancario, sottolineando le profonde differenze architetturali che l’It ha dovuto metabolizzare nell’era della virtualizzazione, con l’arrivo di concetti innovativi come il pc as a data center, o il modello dei “container” open source che oggi rappresentano una sorta di estremizzazione del “software defined everything”. «Con Big data la vera rivoluzione viene dal valore del dato e dalla necessità di reagire all’informazione in tempo reale,» ha affermato Messina. Questo impatta radicalmente sui processi interni alla banca, sulle sue relazioni e l’esperienza dei clienti e ha enormi implicazioni, ha concluso Messina, anche a livello di eco-sistema, di soluzioni rese possibili dalla Api Economy. Tanto Messina che Maurizio Decina hanno sottolineato la carica innovativa della tecnologia alla base delle criptovalute come BitCoin. Il Cto è arrivato a dire che «la terza piattaforma poggia in realtà su cinque pilastri: cloud, mobile, social, Big Data e blockchain.» Le conseguenze sull’infrastruttura? L’innovazione scatenata dall’It di ha una necessità vitale di larghezza di banda e bassa latenza, già a livello dell’utenza individuale, due qualità che probabilmente lo stesso modello Fiber to the cabinet può garantire a fatica.