Le nuove regole della partecipazione

Cattoni Giulia_Urbano Creativo

Non c’è città smart senza smart citizen, soggetti che condividono e suggeriscono idee, creatività e confronto all’interno del proprio territorio

La vera anima del cambiamento futuro sono i cosiddetti Millennials (i nati tra gli anni 80 e il 2000), giovani che dovrebbero essere consapevoli dei processi di trasformazione in atto e avere a cuore la partecipazione alla vita pubblica. Per la realizzazione di una smart city è indispensabile, oltre che la diffusione delle tecnologie ICT e social – anche e soprattutto – la messa in atto di processi di governance e di partecipazione.

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Tuttavia, come ormai appurato, negli anni si è effettivamente registrato un calo sempre più netto dell’interesse che gli under 35 nutrono nei confronti degli argomenti che riguardano la politica e in generale i temi di rilevanza sociale. Da un’indagine recente condotta a Roma (“Capitale adolescenti. La sfida del passaggio all’età adulta in una società complessa” – Salesiani della capitale in collaborazione con l’Istituto Toniolo, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università Pontificia Salesiana) emerge che i valori vincenti tra i ragazzi interrogati sono la solidarietà, l’autorealizzazione, la salute, l’amicizia e la famiglia, mentre si registra un interesse molto flebile verso l’impegno sociale (solo il 5,24% fa attività di volontariato) e la politica (solo l’1,27% dichiara di interessarsene). Permea una sensazione di sfiducia, un sentimento di perdita di appartenenza e che deriva dall’assenza di una governance chiara in merito all’innovazione delle città.

La sfida educativa

Ma i Millennials, di potenzialità, ne hanno molte. Sono la generazione caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. Sono la prima generazione globale, sempre connessi e in relazione tra loro. Giovani tecnologici sì, ma che sono alla ricerca anche di valori tradizionali. Riuscire a intercettarli appare una sfida educativa di importanza cruciale per un buono sviluppo delle realtà di domani. Ma se il futuro e i suoi futuri protagonisti sono smart, non possiamo pensare che non lo siano anche i mezzi per arrivarci. Per coinvolgere gli under 35 bisogna parlare la loro lingua, utilizzare i loro strumenti. Da una ricerca condotta da Mtv nel 2011, emerge l’importanza dell’utilizzo di Internet come codice di appartenenza e abitudine: il 41% preferirebbe stare a casa piuttosto che andare in vacanza senza Internet; il 63% sarebbe stressato senza il web per un giorno. Per dare ancora alcuni dati, Colloquy ha messo in luce come il 34% dei Millennials si senta maggiormente coinvolto quando un’azione o un processo può essere definito “divertente” e il 63% ha dichiarato di mantenere un interesse alto quando possono ricevere in qualche modo dei riconoscimenti o delle ricompense in linea con il proprio lifestyle. Stiamo dunque, ancora una volta, parlando di gamification, un approccio che può aiutare le persone, ma specialmente i ragazzi, a essere coinvolti.

Il potere della gamification

Creare una sorta di piattaforma politica gamificata può stimolare la partecipazione attiva, la competizione e il senso di sfida, può essere di stimolo per la creatività e per cercare idee migliori. Una piattaforma accessibile e divertente ha la potenzialità di costruire una comunità e un team di lavoro in grado di generare negli utenti una voglia di protagonismo, coinvolgimento e impegno.

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Quando si parla di smart city si pensa spesso a città verdi, iperconnesse, dove non esiste la congestione del traffico. Non bisogna mai dimenticarsi – però – che la pianificazione urbana è fatta dalle persone. Il futuro, per essere all’altezza delle aspettative di chi parla di smartness, ha bisogno di giovani che oltre che credere nell’innovazione abbiano voglia di mettersi in gioco in prima linea. Se siete tra quelli che sognate ogni giorno come aggiungere un tassello per costruire la città di domani, io partirei da qui

Giulia Cattoni @urbanocreativo