Smart Working e Jobs Act: il binomio che cambierà il mondo del lavoro

La Regione Lombardia è già avviata verso l’adozione di nuove politiche per l’incentivazione del lavoro intelligente, tra flessibilità e buon senso

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Come è cambiato il modo di lavorare in azienda e quanto lo cambierà il recente Jobs Act? Se ne è parlato al convegno “Jobs Act: tra controllo e Smart Working”, organizzato da Regione Lombardia, WattaJob!, AIDP – Associazione Italiana per la Direzione del Personale con l’apporto essenziale di ADP. Il Governo, all’interno del Jobs Act, ha inserito un disegno di legge che va ad impattare direttamente sul panorama dello Smart Working, una modalità che rimette in discussione pratiche e percorsi professionali che hanno bisogno di un nuovo slancio per abbracciare tecnologie e strumenti professionali, spesso già in uso ma non ancora normativizzati.

La via lombarda

“La Regione Lombardia già da tempo ha avvertito la necessità di riformulare alcuni concetti fondamentali per la ripresa del lavoro, soprattutto nei confronti dei più giovani – ha spiegato Valentina Aprea, Assessore regionale all’Istruzione, Formazione, Lavoro – lo abbiamo fatto con la Legge Regionale 30/2015, un importante passo in avanti verso l’attuazione di nuove politiche per l’incentivazione dei percorsi professionali, che devono partire da scuole e università per poi sfociare nel contesto produttivo”.

Approccio innovativo, valore del merito, sistema d rating, scuola digitale, reti integrate, sono solo alcuni dei punti fermi inseriti all’interno della Legge 30/2015, che fa da volàno ad un cambiamento del settore tanto atteso a livello nazionale. “Pensiamo che il modello Lombardia sia quello da seguire a livello globale – continua Aprea – non ci faremo influenzare da forze contrarie che puntano ad una stabilizzazione di uno status quo stagnante che non giova a nulla se non a rallentare ulteriormente la ripresa. Non possiamo rimanere indietro rispetto ad altri paesi europei che hanno mostrato in che modo è possibile svecchiare modelli, integrando canali lavorativi diversi come la flessibilità, la prossimità e lo svolgimento di task al di fuori dell’ufficio, come risposta a specifiche esigenze”.

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Switching essenziale

“Consideriamo tutte le parti della Legge 30/2015 essenziali per una concreta innovazione nel mondo del lavoro – ha affermato Gianni Bocchieri, Direttore Generale Istruzione, Formazione, Lavoro della Regione Lombardia – ma quello su cui vogliamo puntare maggiormente è proprio lo Smart Working. Ci rendiamo conto che alcuni modelli attivati presso le piccole aziende devono essere riprodotti anche altrove, sia nelle grandi compagnie che enti pubblici. Se semplicemente riuscissimo ad abbassare alcuni picchi oggi presenti nel territorio lombardo, come conseguenza dello spostamento dei pendolari, riusciremmo a comprimere notevolmente i costi. Un esempio sarebbe quello di promuovere concetti differenti di mobilità, prevedendo turni di ingresso al lavoro diversi, senza causare variazioni economiche o contrattuali. Certo le compagnie dovranno svolgere un ruolo fondamentale verso lo switching, più mentale che pratico, ma siamo fiduciosi circa una maturazione in questo senso del paese, che potrà beneficiare anche dei contribuiti della Comunità Europea in materia”.

“Per fortuna non si parla più di lavoro intelligente solo come moda – afferma Nicola Uva, Strategy & Marketing Director di ADP – se il termine viene affrontato da soggetti autorevoli come la Regione Lombardia, è perché si sente anche a livello corporate l’urgenza di impiegare schemi alternativi per rendere possibile la rinascita economica”.

La previdenza

La possibilità di lavorare in ambienti inconsueti rappresenta un argomento di discussione all’ordine del giorno da parte degli istituti previdenziali. “Il lavoratore ha a disposizione una serie di vantaggi quando si trova a poter lavorare in un luogo esterno da quello consono ma anche delle regole da seguire per poter essere tutelato – sottolinea Antonio Traficante, Direttore Inail Lombardia – le aziende non devono aver paura di adottare prerogative del genere, purché si mantengano alcune procedure determinanti. Ad esempio un conto è favorire il lavoro da casa o il co-working, un altro acconsentire ad uno svolgimento professionale in ambienti non conformi allo svolgimento dell’attività, come bar, aeroporti e stazioni. Luoghi che spesso si trasformano in veri uffici temporanei”.

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Il caso UBIS

Antonio Beraldi, Responsabile Relazioni Industriali di UBIS ha mostrato in che modo la società globale di servizi di UniCredit ha accolto il mondo dello Smart Working. “Un giorno alla settimana i nostri dipendenti possono usufruire del lavoro elastico, ovvero del poter svolgere la propria professione da casa, avendo a disposizione tutti gli strumenti necessari per farlo”. La difficoltà maggiore di UBIS, probabilmente quella di altre realtà, è stata quella di dover accompagnare l’organizzazione verso una forma di cambiamento importante ma sicuramente non rivoluzionaria. “Siamo davvero contenti di aver intrapreso tale percorso. Monitoriamo costantemente il contesto per far si che vengano rispettate le norme essenziali e non via sia un abbassamento della produttività”. La flessibilità messa in campo da UBIS è interessante perché duplice: oltre al lavoro da casa l’azienda prevede un’attività di Smart Working anche dislocata su tre diversi hub. Se un lavoratore ha difficoltà a raggiungere la sede di competenza può fermarsi in uno degli uffici più vicini così da vivere con più serenità il tempo speso nel traffico, sia per spostamenti su mezzi privati che pubblici.