Un pioniere italiano della mobility sbarca a San Francisco per sfidare i colossi mondiali dell’intelligenza artificiale
La voglia di esplorare cose nuove non ha mai fatto difetto a Gianmauro Calafiore, tra i primissimi in Italia a intuire il potenziale del mercato dei contenuti digitali per il mondo mobile. La sua testata online, Gsmbox, bisogna cercarla su Internet Archive. La pagina più antica è del novembre del 1999, cinque anni prima che la società venisse ceduta all’astro nascente Buongiorno.it. I lettori trovavano i contenuti sul web, ma potevano abbonarsi anche attraverso l’unico canale mobile allora possibile: i messaggi sms. Sembra preistoria, ma alla fine della chiacchierata in cui Calafiore racconta della sua avventura imprenditoriale più recente, emergerà come Calafiore non ha mai smesso di considerare il mobile come la frontiera del futuro. Sentendolo parlare da San Francisco, dove nel frattempo si è trasferito, la distanza tra Gsmbox e la sua nuova startup, Loop AI Labs, appare siderale e non solo per mere questioni tecnologiche.
«Era un’esperienza che mi mancava: diventare startupper proprio nel tempio delle startup». Calafiore dice di aver preso la decisione nel 2011, partendo da un’idea da trasformare in un prodotto B2B. In senso lato, l’idea ha ancora a che fare con i contenuti, ma come è facile intuire, il dominio di Loop AI è l’intelligenza artificiale e più precisamente la capacità di estrarre senso, concetti, relazioni da grandi volumi di informazioni espresse in linguaggio naturale. La nuova frontiera di Calafiore non viaggia via sms, è un’informatica di tipo cognitivo rivolta al pianeta big data e richiede, oltre a sofisticati algoritmi che imitano il funzionamento delle nostre cellule nervose, l’ulteriore spinta di una appliance che Loop AI ha progettato intorno ai processori grafici (GPU) Nvidia.
La nuova frontiera
I primi segni di attenzione che Calafiore rivolge a questo tipo di applicazioni, coincidono con l’arrivo del sistema di riconoscimento vocale Siri, che Apple aveva presentato proprio in quel periodo. «Guardando alla massa di dati non strutturati e alla mancanza di strumenti di analisi efficaci, soprattutto scalabili, mi sono chiesto, perché non partire proprio da Siri? Dopo due settimane ero già in volo verso la Silicon Valley». A sud di San Francisco, a Menlo Park, c’è il think tank che aveva conferito le sue invenzioni allo spin-off Siri Inc, poi acquisito da Apple. L’istituto Sri International viene sostenuto finanziariamente da Darpa, in pratica il fondo di investimento della Difesa americana, la fucina di Internet e di innumerevoli progetti militari confluiti nell’high-tech civile. Ed è proprio tra i ricercatori che avevano lavorato a Siri che Calafiore si mette a fare recruiting. Con una buona dose di faccia tosta – ammette – visto che a San Francisco la sua storia non era molto conosciuta. Ma la Silicon Valley è diventata quello che è proprio grazie all’infinita apertura mentale di questa comunità internazionale. L’idea di Calafiore, il suo business case – che in patria aveva già convinto un pool di amici e investitori – suscita l’interesse da parte di Bart Peintner, attuale Cto della startup. «Bart mi disse subito che quello che avevo in mente sarebbe stato molto complicato da realizzare – ricorda oggi Calafiore. Ma era una cosa nuova». E da queste parti nessuno sa resistere a due cose: la sfida dell’innovazione radicale e un trattamento economico adeguato, non necessariamente da nababbo ma con una forte componente fatta di “opzioni” sulla ricchezza eventualmente generata. Il modello del capitale di rischio nella sua versione più classica.
Come nasce l’idea
A bordo di Loop AI Labs sale, nella veste di chief scientist, un’altra persona chiave. Si tratta di Patrick Ehlen, grande esperto di reti neurali. Il lavoro parte dal punto in cui era arrivato il tradizionale approccio del natural language processing, quello per il riconoscimento di un dominio di conoscenza basato sulle regole definite da esperti umani. Un approccio, sottolinea Calafiore, che in passato ha portato a molti fallimenti. «I nostri algoritmi neuronali nascono in una situazione ben diversa, anche rispetto a soli cinque anni fa». Il breakthrough escogitato da Loop AI consiste nell’adozione del machine learning. In pratica, la potenza di calcolo va a sostituire l’esperto umano anche nel lavoro preliminare che serve a definire le regole del riconoscimento semantico. Il sistema elaborato da Calafiore e i suoi scienziati, la Loop Cognitive Computing Platform, è capace di elaborare da sola i “Loop Cortex”, una sorta di genoma della conoscenza che le consente di analizzare testi ancora sconosciuti ed estrarne significati. Esattamente come fa un bambino che apprende una lingua.
Un Loop Cortex ricavato da una massa di informazioni riferite a un determinato argomento si presenta come un grande database multidimensionale, interrogabile con query in linguaggio naturale. Il tutto poggia su un motore hardware, un supercomputer di piccole dimensioni che non sfrutta normali CPU general purpose, ma processori grafici ad alta densità di core. «Una GPU di fascia alta concentra fino a quattromila core e costa settemila dollari. Con 50mila dollari hai a disposizione fino a diecimila core» – precisa Calafiore. Il formidabile motore neuronale di Loop AI deve la sua capacità a un esclusivo controller che consente di interconnettere le GPU su un bus ad alta velocità, senza i ritardi dovuti alla presenza di processori più lenti. L’appliance è relativamente semplice da implementare e utilizzare. E come se non bastasse, viene commercializzata attraverso una formula in abbonamento che abbatte i costi rispetto a soluzioni di cognitive computing più blasonate. Loop AI è un David capace di competere testa a testa con i Golia del settore, anche quelli scritti in lettere blu.
L’offerta innovativa
Il team guidato da Calafiore innova anche nel modo di fare marketing. All’inizio dell’anno, uscendo da uno “stealth mode” durante il quale aveva operato in gran segreto, Loop AI ha bandito un vero e proprio concorso che premia i casi d’uso più interessanti. L’effetto è stato tale che oggi sono i clienti a inseguire il fornitore, non il contrario. I Loop Cortex aiutano le media company a sviluppare sistemi di raccomandazione dei contenuti personalizzati. Le industrie manifatturiere ad analizzare automaticamente le relazioni dei riparatori per individuare rapidamente le cause dei difetti dei loro prodotti, e migliorare la fabbricazione.
Anche le società assicurative, che esaminando le descrizioni dei sinistri, riescono a individuare i tentativi di frode, riducendo una grossa voce di costo. Le applicazioni di business sono praticamente infinite, conclude Calafiore, anticipando già quello che sarà l’orizzonte futuro della Cognitive Platform di Loop AI Labs. «Il prossimo passo sarà in chiave Internet of Things: costruiremo il motore di un fog cognitive computing e sfrutteremo milioni di smartphone e di sensori per costruire Loop Cortex distribuiti». Chi l’avrebbe detto che un giorno gli sms sarebbero diventati così intelligenti.