Presentati i risultati dell’Osservatorio dell’Università Cattolica sul valore del coding nell’apprendimento
In occasione della Settimana Europea della Programmazione, giunta alla sua terza edizione, Samsung Electronics Italia vuole avvicinare studenti, docenti e genitori al mondo della programmazione e del pensiero computazionale, sensibilizzando nei più giovani lo sviluppo del pensiero creativo e un’attitudine al problem-solving fondamentali nello studio, così come nel lavoro e nella vita. Per questo motivo, nel corso di questa settimana, Samsung invita alcune classi italiane a partecipare a una lezione di coding presso il Samsung District e il Temporary Store Samsung/Tim in Expo. Attraverso il programma Corporate Citizenship, a cui finora hanno preso parte oltre 50.000 studenti di tutta Europa, Samsung si sta facendo promotore di iniziative dedicate ai nuovi ‘creativi digitali’ del futuro per insegnare loro come mettere in pratica le nozioni legate alla programmazione informatica.
“Il nostro programma di Corporate Citizenship nasce per avvicinare i giovani a un mondo in cui il digital making diventa necessariamente una conoscenza basilare, sullo stesso livello di matematica e letteratura. Viviamo in un mondo estremamente digitale, in cui insegnanti e scuole hanno bisogno di essere attrezzate per sostenere il passaggio ad una società connessa – afferma Mario Levratto, Head of Marketing & External Relations di Samsung Electronics Italia. Vogliamo dare ai giovani l’opportunità di liberare la propria creatività e di sperimentare quotidianamente il coding, il pensiero computazionale, lo sviluppo di app e la stampa in 3D per diventare dei veri creatori del mondo digitale, non solo dei consumatori”.
Tra le iniziative che rientrano nell’ampio programma di Samsung Corporate Citizenship, c’è Smart Coding, progetto italiano rivolto alle scuole primarie e secondarie di primo grado, nato per favorire un percorso didattico di tipo laboratoriale ed evolvere le modalità di apprendimento. Parte integrante di Smart Coding è il progetto di ricerca condotto dal CREMIT dell’Università Cattolica di Milano nell’ambito dell’Osservatorio sui Media Digitali a Scuola insieme a Indire, chiamato a verificare i risultati dell’iniziativa. Il progetto, attraverso la creazione di focus group finalizzati a comprendere le dinamiche che si producono nelle scuole e l’analisi dei progetti realizzati, ha fatto emergere le rappresentazioni, le aspettative e i livelli di conoscenza di insegnanti, studenti e genitori in materia di coding.
Dall’elaborazione dei primi dati raccolti attraverso questionari somministrati a 327 genitori, 458 studenti e 204 insegnanti, emerge come il coding fosse ancora sconosciuto o poco sperimentato prima dell’iniziativa Samsung: il 74% dei genitori non ne aveva mai sentito parlare, più della metà degli insegnanti non ne avevano avuto un’esperienza e il 70% degli studenti non aveva mai fatto attività di coding in classe.
Interessante analizzare le rappresentazioni del coding di genitori, ragazzi e docenti, legate al padroneggiamento dei linguaggi digitali funzionali ad accedere alla società di oggi e alla liberazione delle potenzialità creative dei ragazzi, funzionalità che sono state messe in risalto anche nei progetti realizzati, tutti nella direzione dello storytelling. Risultano invece meno evidenti gli effetti percepiti dagli intervistati rispetto al valore educativo del coding, sia in qualità di strumento interpretativo, che aiuta a sviluppare un’analisi critica della realtà, che di potenzialità emancipatoria, legata alla capacità di ribellarsi agli standard omogeneizzanti e al saper produrre al di fuori degli schemi, indicazione utile ai fini della futura evoluzione del progetto.
Nel caso dei docenti, l’associazione alla dimensione collaborativa è quella prevalente: il 33% dei docenti pensa al coding come opportunità di mettere in sinergia i bambini e le loro menti al fine di costruire i ruoli e le modalità per il raggiungimento di un obiettivo, sfruttando le capacità di aiuto tra pari, di condivisione e costruzione di percorsi e raggiungimento degli obiettivi. Il 15% fa chiaramente riferimento al coding in termini di progettazione, organizzazione e pianificazione. Il 12%, infine, lega l’immagine del coding al processo immaginativo e creativo.
Rispetto all’apprendimento dei figli, le attese dei genitori danno maggiore peso al lavorare in gruppo, allo sviluppo di competenze logico-analitiche e alla capacità di selezionare le soluzioni più efficaci ai problemi. Solo il 10,50% indica l’acquisizione di competenze di programmazione.
Le aspettative degli studenti invece sono essenzialmente relazionali: si aspettano di lavorare in gruppo con i compagni (22%), di usare la logica (18%) e imparare la basi del programmare (17%). Divertente, interessante e intelligente sono gli aggettivi che gli studenti associano al docente che fa coding.
La ricerca conferma il successo del progetto Samsung nel far comprendere i benefici della programmazione nell’insegnamento, come evidenzia il 34% degli studenti, che vorrebbe che il coding fosse inserito nelle lezioni di tutti i giorni, e il 75% degli insegnanti, che lo considera un mezzo efficace per diversificare le modalità di insegnamento.