Quando il lavoro non basta. L’illusione della piena occupazione

Che cosa è il lavoro? Un diritto, come sancisce la Costituzione, un imperativo etico oppure solo una strategia di sopravvivenza soggetta alle leggi del mercato? Oggi, l’occupazione non è più una garanzia contro la povertà.

Nel libro “Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi” (Feltrinelli, 2015), la sociologa Chiara Saraceno mette in evidenza come la povertà sia tornata a essere visibile in Europa, coinvolgendo un numero sempre crescente di persone. Oltre sei milioni di persone in Italia, secondo i dati diffusi nel 2013, versano in uno stato di povertà assoluta e fra questi il numero dei minori è aumentato in maniera drammatica rispetto alle rilevazioni del 2007 prima della crisi.

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Fra le cause di queste cifre, secondo Chiara Saraceno, c’è anche il lavoro a bassa remunerazione, con un numero sempre maggiore di persone impiegate, ma con un reddito insufficiente per condurre una vita dignitosa. Negli ultimi anni, anche a livello europeo sono diminuiti i trasferimenti per le famiglie dei lavoratori, già assai limitati in Italia, e questo ha avuto fortissime ricadute sulle famiglie a basso reddito o a monoreddito. In Europa, secondo la sociologa, non si vedono strategie mirate per un’occupazione in grado di non creare ulteriori contesti di povertà, mentre in Italia le politiche sono inesistenti o frammentarie e di fatto inefficaci.

Il libro ha il merito di mettere in primo piano un tema troppo spesso rimosso dal dibattito sulle politiche del lavoro. La povertà è ben lontana dall’essere messa in un museo, anzi per diversi motivi la povertà sarà la componente strutturale della ricchezza e del progresso per il prossimo futuro. Per riuscire a contenere i rischi, bisogna qualificare la forza lavoro attraverso una formazione adeguata e continua, in modo da contrastarne l’obsolescenza, sostenendo l’innovazione e garantendo salari e pensioni minime decenti. Non solo. Occorre dare più lavoro alle donne e riconoscere sotto forma di trasferimenti diretti e indiretti il costo dei figli, dei servizi sanitari, della scuola e in parte della casa.

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