Neutralità della Rete: la verità del Parlamento Europeo

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Oltre alla notizia (ottima) della fine dei costi di roaming a partire dal 2017, ieri l’UE ha votato a favore della legge sulla net neutrality. Che nasconde delle insidie

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Il concetto di neutralità della rete è chiaro: tutti devono aver la possibilità di accedere ad internet a pari condizioni senza alcun tipo di limitazione. Un assunto che non è mai venuto meno, fin quando il web ha cominciato a sperimentare contenuti avanzati che richiedono connessioni con velocità maggiori (ad esempio lo streaming). Nella mente di qualcuno si è fatta reale l’ipotesi di poter vendere ampiezze di banda aggiuntive a costi extra e di lasciare i megabyte sponsorizzati su riviste e siti al grande pubblico, che si accontenta di connessioni decenti, non eccelse. Il rischio, paventato negli USA diversi mesi fa e terminato con il voto favorevole di febbraio alla net neutrality da parte della FCC, è di creare una doppia corsia della rete dove gli utenti che pagano il solito canone navigano normalmente, gli altri invece salgono a bordo di una Ferrari, sostenendone però i costi.

Risvolto dubbioso

Si tratta di una delle ombre che si delineano all’orizzonte di Bruxelles dopo il voto favorevole degli europarlamentari alla norma sulla neutralità della rete approvata ieri, in cui è incluso anche il termine del roaming dal 2017. Oltre alla differente velocità di accesso al web, la legge prevede anche la facoltà per gli ISP di stipulare accordi particolari con alcuni fornitori di contenuti, come Apple, Google, Amazon e Netflix (ma anche tutti gli altri) per offrire ai propri clienti servizi a condizioni particolarmente vantaggiose, in grado di seppellire la concorrenza. Facciamo un esempio: quando usiamo Spotify sappiamo di dover limitare il nostro consumo di dati in mobilità, per evitare il rischio di prosciugare il pacchetto disponibile e restare senza connessione fuori da casa o dall’ufficio se non pagando un ulteriore prezzo per giga in più (per gli operatori che lo consentono).

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Traffico congelato

Grazie alla neutralità della rete europea, i vari provider internazionali potranno invece congelare i dati a disposizione quando si accede a determinate app, frutto di partnership con le compagnie che ne gestiscono contenuti e piattaforme. Non sarà così strano dunque avere i brani di Apple Music o della stessa Spotify inclusi nel canone mensile, così da preservare il traffico per Facebook, Twitter, l’invio di email e così via. Una notizia certamente positiva per i cittadini europei in quanto consumatori, meno per le piccole compagnie che vedranno ridursi sempre più il range di fedeli utilizzatori che intanto prediligeranno soluzioni in bundle con i propri piani contrattuali. Si tratta pur sempre di supposizioni teoriche, da ieri capaci di diventare realtà.