“Huston, abbiamo un problema”

Per assicurare la gestione della continuità operativa in azienda non c’è bisogno di prevedere scenari disastrosi

Quando parliamo di continuità operativa non ci riferiamo solo all’ambito informatico, ma all’insieme di tutte le funzioni di un’organizzazione. Occorre avere un approccio olistico per pianificare in maniera efficiente tutte le attività rivolte a risolvere le potenziali criticità relative a risorse umane, strutturali e tecnologiche. Per garantire la continuità operativa bisogna anche avere un piano di azione preventivo per affrontare ogni evento che può colpire un’organizzazione o parte di essa.

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Padroneggiare i dati è la condizione di partenza per elaborarli, ma mai si pensa che proprio questa sfumatura (nemmeno tanto poco importante) possa mettere in crisi la più performante e precisa struttura IT, se manca la continuità operativa. Vi sono casi in cui la continuità operativa viene minacciata da cause che mai si sarebbero pensate come fattori di rischio.

Rammento di una società italiana che sviluppa cedolini paghe per grandi aziende. In occasione di un controllo fiscale, fu chiesto alla direzione aziendale di sospendere l’inserimento dei dati per i relativi controlli di routine. Provate a immaginare la reazione. Panico? Caos? Niente affatto. I vertici dell’azienda comunicarono semplicemente che non avrebbero interrotto l’invio dei cedolini alle aziende clienti perché avrebbero continuato a elaborare i dati sui sistemi di soccorso che erano stati predisposti proprio per garantire la continuità operativa. E così fu, naturalmente dopo aver ricevuto il permesso per eseguire lo switch dai “controllori”. Chi avrebbe immaginato che un semplice controllo fiscale avrebbe potuto interrompere l’operatività dell’azienda? Ma non è l’unico caso di evento “inatteso” capace di causare danno al fatturato. Un’azienda molto famosa del settore automotive si trovò a fronteggiare un picchetto per uno sciopero improvvisato che bloccava l’accesso all’impianto.

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Quel giorno la programmazione prevedeva attività di gestione IT indirizzata alla catena di montaggio e non vi erano condizioni per posticipare l’attività. Il responsabile IT propose di portare le attività sul server di soccorso che avrebbe potuto essere controllato da una seconda sede, accessibile liberamente da tutti gli operatori. E fu un successo. Anche in questo caso, la dirigenza non avrebbe mai pensato che un evento collaterale come uno sciopero avrebbe chiamato in causa una soluzione di Business Continuity (BC).

Doppio paracadute

Esiste anche un fattore d’imprevedibilità, legato a fattori contingenti al progetto di continuità operativa, che bisogna gestire con un doppio paracadute: il ragionamento oltre lo strumento.

è questo il caso di un’azienda che ha previsto proprio tutto, persino la location del centro di recovery, situato in una loro filiale a 600 chilometri di distanza. Doppia linea di comunicazione, doppi impianti di refrigerazione e personale addestrato per sopperire alla necessità di assenza di un collega del ced.

Qualche anno fa, mezza Italia restò al buio e naturalmente l’azienda avviò il gruppo elettrogeno che – però – non entrò in funzione. Il carburante all’interno del serbatoio era stato trafugato pochi giorni dopo il controllo di routine. Il sistema programmato per l’attivazione del sistema informatico nella filiale a 600 chilometri funzionò alla perfezione. e l’azienda proseguì la sua attività senza alcun danno.

Una sola morale

Provate a rispondere: come ha potuto una grande azienda di produzione non interrompere le attività degli impianti all’atto del cambio di un grosso server IBM Power? Semplicemente decidendo di utilizzare il software di Business Continuity che come scopo primario ha quello di permettere lo switch senza che dati e programmi subiscano un timeout che crei una perdita di ritmo/fatturato. Semplice, no? Ma qual è la morale di tutto questo? Per garantire la continuità operativa della vostra azienda dovete essere capaci di individuare tutti i possibili sviluppi di una situazione. Questo significa essere lungimiranti nella scelta del vostro partner e nella pianificazione di progetti per la continuità operativa, nella scelta del progettista, del software adottato e di tutte le persone coinvolte nella definizione del Business Continuity Plan (BCP).

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Vincenzo Todisco, managing director – QSL Italia