I giudici USA hanno sentenziato che Google Books non viola il diritto d’autore che protegge le opere che ha digitalizzato e messo online
Nel 2004 Google ha lanciato Google Books, un’iniziativa per digitalizzare decine di migliaia di libri antichi e moderni e metterli a disposizione di tutti gratuitamente e online. In molti hanno accolto con favore il progetto di Big G ma non Authors Guild, associazione che protegge i diritti degli scrittori. Quest’ultima ritiene infatti che Google Books violi il diritto d’autore sui testi digitalizzati e che serva all’azienda di Mountain View per potenziare il suo dominio nel settore delle ricerche online a discapito delle entrate degli autori. L’associazione ha quindi presentato una denuncia presso le autorità statunitensi ma i giudici non le hanno dato ragione.
Il tribunale ha prima bloccato un accordo raggiunto fra Google e Authors Guild fuori dalle aule di giustizia e successivamente ha annullato la richiesta di status di class action. Oggi la Corte d’Appello del Secondo Circuito degli Stati Uniti ha invece confermato che la digitalizzazione di testi contenuti nelle biblioteche americane da parte di Google Books non solo non viola il copyright su queste opere ma porta un importante beneficio educativo.
“L’America deve la sua cultura letteraria alla protezione del copyright, è una sfortuna che invece il tribunale non veda gli effetti dannosi che l’opera di Google rischia di generare per gli autori”, dichiara delusa l’associazione di autori.