L’innovazione ostacolata nel 42% delle aziende italiane da scelte architetturali che impattano sull’infrastruttura IT e la sua gestione. Nuovo roadshow IBM-IDC
Un nuovo studio condotto da IDC in Italia rivela quanto gli investimenti in infrastruttura IT aziendale risultino determinanti per attivare quel processo di trasformazione digitale in grado di rispondere concretamente alle richieste di innovazione e crescita del business. Oltre l’80% delle aziende italiane dichiara infatti oggi di avere problemi riconducibili a scelte architetturali che impattano sull’infrastruttura IT e la sua gestione. Di queste, oltre la metà – il 52% per la precisione, quindi il 42% sul totale – afferma che tale situazione limita di fatto la possibilità di procedere all’ammodernamento applicativo, ostacolando o vanificando l’implementazione di soluzioni e quindi di processi realmente innovativi.
Per un terzo delle aziende italiane (32%) intervistate da IDC, il “collo di bottiglia” infrastrutturale va oggi a ostacolare due fronti soprattutto dell’evoluzione del business: la collaborazione lungo la supply chain e il lancio di nuovi prodotti e servizi. Segue al 25% la richiesta di mobilità delle LOB.
Dal punto di vista tecnologico, i fenomeni che secondo le aziende italiane stanno oggi incidendo maggiormente sull’evoluzione dell’infrastruttura IT sono nell’ordine la virtualizzazione (60%), il cloud pubblico (38%) e il cloud privato (35%). La mobility segue al quarto posto con il 26%.
IDC si aspetta quindi che anche in Italia le priorità di investimento IT da parte delle aziende, per quanto riguarda infrastrutture e data center, vadano ancor più nella direzione di un rafforzamento delle aree che supportano il cloud ibrido e la mobilità. A livello hardware, questo significa soprattutto componenti server, storage e di rete con architetture aperte. A livello software, inteso come software infrastrutturale, una progressiva e maggiore affermazione delle tecnologie open source, da Linux a KVM, da Hadoop a OpenStack.
“Il passaggio all’azienda digitale con l’implementazione dei pillar che sorreggono la Terza Piattaforma – cloud, mobile, big data & analytics e social – non può prescindere da una corretta e adeguata evoluzione dell’infrastruttura IT sottostante, in particolare server e storage. Il rischio sarebbe quello di trasformare l’IT aziendale in un “gigante dai piedi di argilla”, potente a vedersi, ma non in grado nel medio-lungo periodo di reggere le sfide di un mondo che si trasforma sempre più velocemente”, commenta Sergio Patano, research & consulting manager di IDC Italia.
Quanto la trasformazione digitale dipenda dall’infrastruttura IT sottostante sarà il tema anche del nuovo evento territoriale che IBM in collaborazione con IDC promuoverà nelle città di Firenze e Verona il 25 e il 29 settembre 2015.
Nel corso di questo roadshow, IBM e IDC illustreranno come i vantaggi architetturali di ambienti e sistemi open possano tradursi in vantaggi competitivi aziendali senza minare l’affidabilità dell’infrastruttura IT. In particolare, verrà posto l’accento sull’adozione dell’open source in ambito storage e server, e sul ruolo che proprio l’open source sta avendo nella definizione delle nuove architetture software-defined.
Parteciperanno in qualità di relatori oltre a Sergio Patano di IDC anche Maurizio Rizzi, storage solutions leader di IBM Italia, e Andrea Vercellini, manager of client technical professionals di IBM Italia. Nel corso delle due tappe saranno presentati specifici casi di successo.
Maggiori dettagli sono disponibili sul sito dell’evento