Il Wall Street Journal svela il cambio di etichetta per gli occhialini di realtà aumentata di Big G. Che per finalizzarli starebbe pescando nello staff di Amazon
Nonostante quello che si legge in giro, i Google Glass non sono morti. Il nome del prodotto è però cambiato in Project Aura da non confondersi con il cellulare modulare di Google, Project Ara. La variazione è stata comunicata dal Wall Street Journal, ma non ritrova riscontri ufficiali, almeno non per il momento. La testata statunitense suggerisce però come Google abbia messo la freccia per accelerare il percorso di finalizzazione e distribuzione dei suoi occhialini, oramai attesi da più di due anni. Per farlo, pare che Big G abbia già contattato diverse figure di spicco di aziende rivali, per ingaggiarle, come Amazon, ma anche qui si tratta solo di un’indiscrezione per nulla verificata. Stando al Journal, il cambio di nome sarebbe una conseguenza del varo dell’Alfabeto di Google, che racchiude i principali progetti dell’azienda di Mountain View. Ara, a questo punto, si inserirebbe tra questi, un motivo in più per sperare in una vicina produzione.
Un’aura modulare
Resta però il dubbio sulla terminologia scelta da Google. Ara e Aura sono davvero nomi troppo simili per non essere confusi tra di loro. Per questo qualcuno potrebbe pensare che tra i due vi sia un certo legame, se non nell’hardware almeno nelle funzioni software. Non è detto che non sia così. Sappiamo che i Google Glass, o meglio gli Aura, possono vivere solo se abbinati ad uno smartphone, da cui prendono la connessione ad internet. Potrebbe accadere allora che lo smartphone modulare porti con sé delle funzioni aggiuntive da sfruttare con i visori di realtà aumentata che usciranno dai laboratori coordinati fino a qualche tempo fa da Chris O’Neil, ex-business chief dei tanto attesi Google “Aura” Glass, dimessosi dopo 13 mesi alla guida del prodotto. Altre fonti affermano come il nome Aura fosse nell’aria, almeno internamente, già da quest’estate, cioè da prima dell’annuncio di Alphabet. Addirittura qualche dipendente lo aveva già indicato all’interno della biografia di LinkedIn, come progetto a cui stava lavorando, con la descrizione “Oltre i Google Glass” oppure “Formidabili indossabili”. Insomma per adesso è tutta una strategia di marketing perché concretamente gli occhialini sembrano essere sempre gli stessi, almeno esteticamente e visti sinora solo in edizione “Explorer” al prezzo di 1.500 dollari.