La britannica GCHQ avrebbe spiato illegalmente l’organizzazione in difesa dei diritti umani. La notifica dell’Investigatory Powers Tribunal
Spiare, spiare a tutti i costi soprattutto quei gruppi teoricamente avversi al potere e alle sue logiche. Si può spiegare in questo modo l’ultima malefatta della General Communication Headquarter di Londra, il polo europeo della National Security Agency. Secondo il tribunale dell’Investigatory Powers, l’agenzia britannica avrebbe spiato le attività di Amnesty International e quelle del Legal Resources Centre in Sud Africa. Il tribunale non ha spiegato quali fossero i documenti o le attività di interesse della GCHQ o quali informazioni abbiano ottenuto ma è chiaro che grazie agli innumerevoli software a disposizione, può valer la pena entrare nei sistemi di organizzazioni del genere pur uscendone con un pugno di mosche.
Tempo di cambiare
Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International ha spiegato alla stampa: “Dopo 18 mesi di contenziosi e una serie di sotterfugi, adesso abbiamo la conferma di essere stati vittime della sorveglianza di massa del governo britannico. E’ scandaloso come una serie di azioni indicate spesso come dispotiche si siano verificate all’interno dello stato inglese”. Ancora una volta gli esperti puntano il dito sulla mancanza di un’adeguata legislazione in materia di monitoraggio. Come negli Stati Uniti, anche in Europa si avverte l’eccessivo potere nelle mani di pochi elementi in grado di scandagliare la rete e le reti di telecomunicazione per ottenere dati privati, senza avere il permesso legale di farlo. “Vogliamo sapere perché è successo – ha spiegato Eric King, vicedirettore di Privacy International – è completamente svanita la fiducia riposta nella GCHQ. Quello che servono sono riforme radicali”.