La partita nel mercato di oggi si vince puntando sulle soft-skill dei dipendenti e sulla capacità dei manager di gestire i talenti. A dirlo è lo studio “Il futuro degli ambienti di lavoro” condotto dall’Economist Intelligence Unit per conto di Ricoh
Nelle aziende di oggi molte attività manuali e ripetitive vengono automatizzate. Alle persone si chiede quindi di creare valore in modo nuovo mediante ad esempio la creatività e le capacità relazionali. Si va oltre quindi il “potenziale tecnico” per portare in primo piano l’intuizione, l’immaginazione e le altre cosiddette soft-skill. In questo contesto servono nuove figure managerali in grado di gestire e valorizzare questi asset “intangibili” da cui dipende il successo del business.
Dalla creatività all’intelligenza emotiva
Come detto, le tecnologie per l’automazione e le macchine si stanno facendo carico dei lavori manuali e ripetitivi. Nello studio “Il futuro degli ambienti di lavoro”, sponsorizzato da Ricoh e condotto dall’Economist Intelligence Unit, Ian Stewart, Chief Economist di Deloitte, ha affermato: “i lavori più richiesti nel futuro saranno quelli che richiedono creatività, capacità di prendere decisioni, emotional intelligence e flessibilità”. Le aziende ricercheranno sempre più persone con attitudine al problem solving e che siano in grado di lavorare in gruppo.
Grazie all’automazione delle attività e dei processi, i dipendenti e le aziende hanno più tempo da dedicare allo sviluppo di nuove idee. Nella ricerca sette intervistati su dieci hanno affermato che: “Le imprese devono puntare all’automazione in modo che i dipendenti possano dedicarsi a progetti a valore aggiunto”. Solo un manager su dieci è invece convinto che le aziende dovrebbero evitare di automatizzare. Quasi il 90% del campione è convinto che le soft skill dei dipendenti, ad esempio la creatività e le capacità comunicative, siano fondamentali per il successo dell’azienda.
Il manager del cambiamento
James Baron – esperto di gestione d’impresa e sociologia alla Yale University coinvolto nello studio “Il futuro degli ambienti di lavoro” – ritiene che nelle aziende siano necessarie iniziative per trattenere e motivare i dipendenti e che si passerà dalla “gestione delle prestazioni” alla “gestione delle aspirazioni”. A cambiare non sono solo quindi le capacità richieste ai dipendenti. In questo contesto in cui a contare sono le soft-skill cambiano anche le competenze dei manager. Un terzo del campione d’indagine dello studio è convinto che i manager debbano riuscire a valorizzare i talenti e la loro creatività in modo da contribuire al successo dell’azienda. Sono quindi necessari manager che sappiano far crescere le persone del proprio team e sviluppare un ambiente che favorisca la dinamicità e il lavoro collaborativo. Le aziende più competitive dovranno capire come valutare, motivare, premiare e gestire le persone alla luce del nuovo contesto.