IBM vuole donne hi-tech

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Parte l’iniziativa del gruppo per incentivare l’ingresso di più donne nel panorama hi-tech e spezzare un predominio che dura da sempre

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L’estate di IBM parte all’insegna di due iniziative importanti. La prima riguarda una serie di azioni per incentivare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro del settore tecnologico, spingendo sempre più verso una formazione tecnica all’interno di università e campus. All’interno della cerchia sono previsti due programmi fondamentali, Girls Who Code, dedicato specificamente alle donne sviluppatrici (o che si accostano a tale settore) e poi ReBoot Accelerator, per analizzare le migliori idee innovative in vari campi.

Testa alla nuvola

L’altro filone comprende il cloud. IBM ha già dichiarato di aver raggiunto oltre 50 progetti per Bluemix, la sua piattaforma di sviluppo cloud come servizio (PaaS). L’azienda ha inoltre stretto accordi con 200 partner accademici in tutto il mondo per integrare Bluemix all’interno di corsi che vanno dall’informatica all’imprenditoria, raggiungendo così più di 300.000 studenti nel primo anno. Queste novità non fanno altro che confermare la posizione di IBM nel panorama cloud. All’inizio di quest’anno era arrivato l’annuncio di MobileFirst, il progetto portato avanti con Apple per la creazione di app professionali per alcuni settori come la salute, le assicurazioni, la banca, consentendo a diversi organi di cogliere tutti i vantaggi della mobilità, cloud e internet of things. “IBM crede fermamente che la nuvola sia necessaria per la creazione di app innovative – ha detto Angel Diaz, vice presidente del settore cloud – con le possibilità dell’open source favoriamo lo sviluppo non solo di prodotti ma di comunità ed ecosistemi che, integrandosi, danno vita al nostro futuro”.

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