Fattura elettronica e CBILL, benvenuti nell’Italia digitale

Dematerializzazione ed efficienza amministrativa, i cardini del servizio del Consorzio CBI, ma il futuro riguarda anche i privati

La digitalizzazione del sistema Paese passa anche dal servizio di fatturazione elettronica e CBILL sviluppati dal Consorzio CBI e offerti dalle banche e dagli istituti di credito che vi aderiscono ai propri clienti. Il consorzio è aperto a tutti i soggetti autorizzati a operare nell’area dei servizi di pagamento in Italia e nell’Unione europea. Attualmente, i consorziati sono 580 istituti finanziari che offrono servizi a un milione di imprese e alla PA. «Da ormai una quindicina di anni, stiamo accompagnando la digitalizzazione delle imprese e dei cittadini» – spiega il direttore generale, Liliana Fratini Passi. Il Consorzio gestisce l’infrastruttura tecnica per la connessione telematica tra gli istituti aderenti e i loro clienti, per l’erogazione del servizio CBI, CBILL e di Nodo CBI. «Il più diffuso è il servizio di corporate banking interbancario, che permette a imprese multi-bancarizzate di dialogare con uno solo degli istituti finanziari per operazioni di incasso e pagamento verso tutti gli altri istituti». La fatturazione elettronica rientra invece nell’area della gestione documentale, ed è uno dei servizi più importanti offerti dai consorziati ai clienti. «Noi la intendiamo come funzione evolutiva che le imprese possono richiedere alla propria banca, con cui abbiano già attivato contratti di corporate banking. Il corporate banking è in sostanza la modalità con cui le imprese dialogano telematicamente con le banche, e queste finestre oggi offrono una serie di funzioni, non solo disporre pagamenti, incassi e ottenere rendicontazioni. Ormai dal 2013, le banche hanno attivato servizi di veicolazione della fattura elettronica per ampliare il set delle funzioni a disposizione delle imprese».

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L’efficienza e la qualità

La missione del Consorzio è di definire funzioni di digitalizzazione nel rapporto dei pagamenti, degli incassi e della dematerializzazione o gestione dei documenti per migliorare l’offerta dei propri consorziati verso i loro clienti. In termini di legge, è stato introdotto l’obbligo da parte dei fornitori della PA e degli enti pubblici di emettere, trasmettere e conservare esclusivamente fatture in formato elettronico: a partire dal 6 giugno 2014 per ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza. E dal 31 marzo 2015 per le altre pubbliche amministrazioni. «Ci siamo adoperati per valorizzare le attività collaborative al fine di esprimere al meglio il concetto di riusabilità delle infrastrutture cooperative, che già sono a disposizione delle banche, al fine di ampliare ulteriormente l’offerta di servizi a valore aggiunto di ogni intermediario finanziario» – prosegue Fratini Passi.

I temi, come sempre quando si parla di digitalizzazione, vedono in prima linea l’efficienza, la qualità e il risparmio. Per quanto riguarda la fattura elettronica, si tratta di automatizzare tutto il processo, dall’ordine alla conferma, dall’emissione della fattura al pagamento. Questo comporta vantaggi in termini di riduzione degli errori, costi legati al fattore umano, costi del mantenimento degli archivi fisici e abbattimento dei tempi di esecuzione. In tutto si stimano da 65 a 80 euro di risparmio per singola fattura. Nelle situazioni medie di azienda, l’efficienza derivante dalla dematerializzazione si traduce in 17 euro di risparmio per singola fattura, di cui 14 per la riduzione della manodopera e 3 per gestione e archiviazione. Tradotto in termini di sistema paese invece, i fornitori della pubblica amministrazione risparmieranno 600 milioni di euro mentre i benefici per la PA centrale e locale toccheranno il miliardo di euro. Il 31 marzo l’obbligo si è esteso a tutte le PA locali (Province, Regioni, Comuni), completando il percorso iniziato a giugno dell’anno scorso. Dal 1 al 30 aprile, che ha coinciso con la prima fase dell’obbligo, il Sistema di Interscambio, gestito da Sogei per conto dell’Agenzia delle Entrate, ha ricevuto quasi 2 milioni di file di fatture elettroniche, quadruplicando il numero rispetto al mese precedente. Di questi, oltre l’86% sono stati inoltrati alle PA, mentre solo una piccola percentuale è stata scartata per errori o per impossibilità di recapito.

La sfida e il cambiamento

«L’ambizione del Legislatore è l’adozione spontanea, magari favorita e agevolata, della fattura elettronica tra privati. Sono previsti in un nuovo decreto alcuni pacchetti di semplificazione per la piccola impresa e il privato, insieme a una gestione più efficiente per i rimborsi Iva. Il formato tecnico, ovvero lo standard di riferimento per la fattura elettronica verso la PA e quello tra privati dovrà convergere». Per favorire l’adozione spontanea, verrebbero messe in campo alcune misure come l’eliminazione degli obblighi delle imprese relative allo spesometro e la garanzia generalizzata del rimborso IVA entro tre mesi dalla dichiarazione annuale, e la riduzione da quattro a tre anni dei termini per gli accertamenti e le rettifiche. CBILL invece riguarda il mondo della consultazione e pagamento delle bollette in modalità multibanca e multicanale. L’innovazione riguarda il cittadino, che prima poteva pagare online tramite home banking i bollettini di fatturatori contrattualizzati dalla propria banca mediante accordi specifici in tal senso. «è il frutto del lavoro che per due anni abbiamo svolto, anche guardando alle esperienze internazionali più significative, per capire come si inquadrava il fenomeno dell’electronic bill presentment and payment (EBPP)». Esiste un mercato italiano di bollettini emessi, quasi tutti pagati alle poste. Riutilizzando le infrastrutture e la rete centrale del Consorzio, il cliente della banca ha la possibilità di pagare la bolletta di un fatturatore o di una PA indipendentemente dal fatto che questo abbia sottoscritto o meno un accordo con la stessa banca. Il fatturatore diventa quindi raggiungibile da tutti i clienti di tutte le banche italiane.

«Con CBILL, il cittadino verifica l’importo da pagare e quindi procede con il versamento. Questa nuova modalità è particolarmente interessante alla luce dei grandi cambiamenti tecnologici che stanno investendo la nostra vita di tutti i giorni, a partire dal mobile payment. Abbiamo cercato di partire da questo servizio per permettere ai fatturatori di mettere a disposizione elettronicamente tutti i dati delle bollette ai clienti retail delle banche italiane, corporate e PA non solo tramite l’internet banking ma in logica competitiva, alcune banche fanno pagare anche tramite ATM e smartphone». La sfida e il cambiamento sono stati anche a livello concettuale, per immaginare un servizio che andasse a intercettare i pagamenti dei bollettini e farli transitare attraverso i canali bancari. Il servizio è partito il 1 luglio 2014 e la quasi totalità degli intermediari finanziari ha messo a disposizione CBILL sull’home banking dei propri clienti. Tra i fatturatori già contrattualizzati ci sono alcuni player come Enel Energia, Enel Servizio Elettrico e RAI, mentre tra poco si aggiungerà anche Telecom. Anche alcuni Comuni stanno aderendo a CBILL, grazie alla possibilità di far pagare ticket sanitari e multe. Ai primi di maggio sono state attivate 700mila operazioni di pagamento, con oltre 100 milioni di euro. Il servizio registra tassi di crescita mensile pari al 15%, con un valore medio di 155 euro per utenza. «Questi numeri sono destinati a crescere – conclude Fratini Passi – e tra poco aderiranno al servizio altri player importanti come Equitalia».

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