L’azienda ha recepito le lacune di sicurezza individuate da due hacker e ha deciso di far rientrare 1,4 milioni di modelli
Qualche giorno fa vi avevamo scritto dell’esperimento di Charlie Miller e Chris Valasek, due ricercatori di sicurezza informatica, che erano riusciti a bucare il sistema di gestione di una Jeep per comandare da remoto alcune funzioni. Il tutto era reso possibile dalla mancanza di alcune protezioni nell’infrastrutture mobile che permette all’auto di connettersi ad internet attraverso l’operatore Sprint, esclusivo degli Stati Uniti. Quella che sembrava poter essere una problematica risolvibile con un aggiornamento software si sta trasformando in qualcosa di più grosso.
Auto connesse
Fiat Chrysler ha già distribuito gli update necessari ai guidatori statunitensi, compresa una chiavetta USB da utilizzare per aggiornare il software con funzioni di sicurezza interne, non reperibili in rete; eppure la mossa non è bastata. Sebbene l’azienda guidata da Marchionne abbia spiegato di non essere al corrente di casi di accesso remoto dei propri veicoli, ha preferito avviare una campagna di richiamo di 1,4 milioni di esemplari per cautelare al massimo i propri utenti. In realtà l’azione sembra essere la conseguenza di quanto minacciato dalla U.S. National Highway Traffic Safety che, sotto pressione del Congresso americano, sta pensando a delle misure punitive contro il produttore per non aver protetto adeguatamente i suoi clienti. Il ritorno alla casa madre riguarda le versioni 2015 di pickups Ram, Jeep Cherokee e Grand Cherokee, le coupé Dodge Challengers e le Viper. Ora la NHTSA aprirà un fascicolo per analizzare in che modo FCA adeguerà i sistemi di intrattenimento di bordo alle norme di sicurezza, verificando che gli aggiornamenti siano realmente funzionali ad uno scopo protettivo. La mossa potrebbe consentire a Marchionne di attutire il colpo, anche se l’opinione pubblica, soprattutto quella specializzata, non dimenticherà in fretta l’accaduto.