IoE Talks: Cisco e l’Internet delle cose

L’evento è stato organizzato a Roncade presso la sede del venture incubator H-Farm per parlare di “Italia come patria della bellezza”, un patrimonio culturale e storico da veicolare attraverso le tecnologie digitali

Si è tenuto lo scorso 17 giugno il primo appuntamento IoE Talks di Cisco, in collaborazione con Intel, Plantronics, Schneider Electric e Veeam. Numerosi gli esperti intervenuti, che hanno illustrato il loro punto di vista su quella che promette di essere la prossima rivoluzione digitale di portata dirompente. Dopo i saluti di Riccardo Donadon, fondatore di H-Farm e Alberto Baban, Presidente Piccola Industria Confindustria, Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia, ha parlato delle strategie aziendali per l’IoE. “Il nostro piano industriale poggia su tre pilastri: infrastrutture, servizi e cultura”. In particolare la rete per andare alla velocità della luce in accordo con il Governo, dare voce digitale all’impresa, all’energia elettrica, al trasporto del gas, alla distribuzione dell’acqua, e il focus su agroalimentare, manifattura e formazione”.

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Nel suo intervento, David Bevilacqua, VP South Europe di Cisco ha messo a fuoco alcuni dati salienti della nuova rete di connessioni che si sta apprestando a cambiare lo scenario di Internet. “E’ ormai l’era della quarta rivoluzione industriale. Ci aspettano cambiamenti enormi, se pensiamo che è connesso solo l’1% di quanto è possibile…” Il nuovo mercato dell’IoE vale 19.000 miliardi di dollari. Privacy e sicurezza sono i problemi principali, mentre le opportunità riguardano soprattutto il manifatturiero e le nuove occupazioni che nasceranno nei prossimi anni. Carmine Stragapede, Direttore Generale di Intel Italia, è intervenuto invece sul valore della “consapevolezza” delle potenzialità immense dell’IoE in settori chiave dell’economia come agroalimentare, design & building e processi industriali. “Intel si sta muovendo in tre direzioni: sviluppare una piattaforma di calcolo più performante e tecnologica, garantire la sicurezza e supportare gli standard per far ‘parlare’ tra loro oggetti e sistemi”.

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Alessandro Vespignani – fisico e Distinguished Professor presso la Northeastern University di Boston (USA) ha parlato di “Dati e futuro”, dell’impiego delle tecnologie digitali per elaborare modelli in grado di prevedere fenomeni sociali, dalla diffusione di pandemie agli attentati terroristici, decifrando l’ “Internet of People”. “Il valore dell’IoE risiede nella relazione tra reti e soggetti. Dobbiamo passare dai dati come fotografia del presente a una logica di flusso interconnesso di dati che alimenta i modelli dinamici della nostra capacità predittiva”. La Fondazione Italia Patria della Bellezza si propone invece di contribuire al rilancio del paese attraverso l’idea di “identità competitiva”. Come spiega Maurizio di Robilant, Presidente e Fondatore di Robilant Associati, i pilastri dell’iniziativa sono “la ricchezza della molteplicità, la creatività dell’ingegno, l’arte di saper vivere”, valorizzando cultura e bellezza ma anche raccontandola e promuovendo il brand Italia. Per Stefano Micelli, Professore Associato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia “il digital manufacturing porta a compimento la rivoluzione del modo di produrre iniziata negli anni ’70, con tecnologie oggi disponibili a tutti e che promettono di democratizzare i processi produttivi. Il legame tra cultura e imprenditorialità è una leva formidabile per i nuovi artigiani digitali”.

 

Umberto Basso, VP Innovation di H-ART ha parlato delle opportunità di crescita del patrimonio storico, citando come pilastri dei casi di successo “il fare, la leggerezza, il superamento delle barriere e l’apertura al nuovo”. Design e tecnologia si sposano bene nell’industria degli occhiali, dove Luxottica sta investendo in nuovi progetti smart in partnership con Google, Intel e altri, mentre anche Zoppas Industries si sta orientando verso soluzioni IoE per il riscaldamento residenziale e la connected car. La giornata è stata anche un tributo a Marco Zamperini, il “Funky Professor”, uno dei padri di Internet, ed è andata a supporto del Funky Prize. Per Paola Zamperini il premio“è un tributo non solo a Marco ma anche ai valori che l’hanno ispirato, come l’idea di fare rete, la positività, la curiosità e l’apertura all’innovazione. Il comitato e gli sponsor del premio individuano persone e progetti che possono gettare ponti verso un futuro migliore per tutti”.

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