Smartphone, torna di moda il device aziendale

Smartphone aziendali non aggiornati: serio pericolo per la sicurezza

La velocità con cui gli smartphone sono penetrati in ambito aziendale è in buona parte il risultato di un trend recente, la consumerizzazione, che le aziende stesse hanno cercato di controllare e volgere a proprio favore attraverso modelli di gestione ad hoc, come il BYOD (Bring Your Own Device).

Con il BYOD, l’IT aziendale si serve di un insieme di policy e strumenti per consentire ai dipendenti di utilizzare in sicurezza e a fini lavorativi i dispositivi mobili già in loro possesso. Per alcune aziende, il BYOD ha quindi significato venire incontro alle preferenze degli utenti; per altre, è stata invece una scelta dettata da ragioni economiche.

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Tuttavia, IDC ritiene che, soprattutto in Europa, il fenomeno BYOD abbia ormai esaurito la sua spinta iniziale e che poche saranno le nuove adozioni di questo modello nel corso del 2015. Una survey condotta da IDC nella seconda metà del 2014 evidenzia che il 42% delle aziende europee non ha adottato e non intende adottare policy BYOD. Se si compara questo dato con quello di un’analoga survey condotta nella prima parte del 2013 – dove risultava che il 44% delle aziende europee non aveva e non avrebbe adottato il BYOD – è facile comprendere come lo scenario previsionale sia rimasto sostanzialmente immutato.

Ci sono varie ragioni che spiegherebbero la frenata del BYOD, afferma IDC. In primo luogo, sempre più utenti hanno iniziato a lamentarsi delle formalità crescenti da espletare e del livello di controllo sui propri device che le aziende finiscono per avere con il BYOD. In seconda istanza, le aziende hanno cominciato a offrire ai propri dipendenti dispositivi mobili più alla moda. Infine, le aspettative delle aziende stesse riguardo ai costi che possono essere risparmiati con il BYOD sono spesso state disattese.

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Come risultato, nel 2015 IDC si aspetta che la scelta e l’approvvigionamento dei device aziendali tornino in mano all’IT aziendale. Un numero sempre maggiore di organizzazioni europee sta infatti adottando opzioni più moderne del BYOD per la gestione e la distribuzione di smartphone per scopi lavorativi, tipo il CYOD (Choose Your Own Device) e il COPE (Corporate Owned, Personally Enabled). Con il CYOD l’azienda dà al dipendente la possibilità di scegliere il proprio device all’interno di una lista di modelli preventivamente approvati; con il COPE è l’azienda stessa a scegliere il device, offrendo però al dipendente alcune concessioni e autorizzazioni per l’uso personale, tipo l’installazione di app particolari o altro.
Nella survey condotta da IDC nella seconda metà del 2014, emerge che il 21% delle aziende europee ha già adottato il modello CYOD e che il 34% lo farà nel corso del 2015.

CYOD e COPE, o ancora BYOD per chi ha scelto questa opzione e non intende cambiare, hanno tutti comunque obiettivi comuni: dal punto di vista tattico, consentire nuove efficienze operative, migliorando produttività e collaborazione; dal punto di vista strategico, facilitare quel processo di trasformazione digitale oggi richiesto alle imprese per abilitare nuovi modelli aziendali.
E proprio nell’ottica della digital transformation, IDC è convinta che le aziende ancora senza una chiara strategia di enterprise mobility resteranno irrimediabilmente indietro rispetto a quelle che invece avranno cavalcato questa opportunità.

L’enterprise mobility sarà anche quest’anno al centro di uno dei più importanti eventi di IDC nel nostro Paese, il Mobiz Mobility Forum, che per l’edizione 2015 si svolgerà a Bologna il 18 giugno. Daniela Rao, TLC research & consulting director di IDC Italia, spiegherà come i device mobili abbiano cambiato il nostro modo di lavorare e i parametri di valutazione della produttività individuale, con un impatto diretto sulla competitività aziendale. Esperti del settore e CIO italiani porteranno poi la loro personale esperienza e visione nel corso della mezza giornata di lavori.

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“Sul fronte dei device mobili il mercato italiano continua a essere caratterizzato da una grande sensibilità che ci differenzia a livello mondiale. Le imprese italiane hanno anticipato di almeno due anni il fenomeno, ora visibile a livello europeo, di evoluzione verso modelli di gestione e adozione più flessibili e orientati a recepire le esigenze degli utenti finali”, sottolinea Daniela Rao.