Protesi hi-tech, primo braccio robotico che si muove “fluidamente” con il pensiero

Il primo braccio robotico che si muove "fluidamente" con il pensiero

Negli Stati Uniti uomo paralizzato dal collo in giù è riuscito a muovere un braccio robotico con il pensiero, grazie ad un eccezionale impianto protesico hi-tech

Uno straordinario risultato, che ha portato Erik G. Sorto a recuperare l’uso del braccio, compiendo movimenti anche complessi. Padre di due figli e paralizzato dalla testa in giù per un proiettile che lo ha colpito quando aveva 21 anni, è “la prima persona al mondo ad aver subito l’impiato di un device protesico neurale in una regione del cervello in cui si prendono le decisioni”.

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Impiantato in una zona diversa del cervello

L’intervento è stato realizzato dopo una serie di test condotti dai medici della Caltech, del Keck Medicine dell’Usc e del Rancho Los Amigos National Rehabilitation Center (Usa). Grazie a questa protesi l’uomo ha recuperato la capacità di compiere gesti quotidiani in modo fluido e naturale. Stringere una mano, prendere un bicchiere, giocare a “sasso, carte e forbice”, sono solo alcuni delle prove brillantemente superate in fase di test.
Le protesi neurali finora venivano impiantate nel centro del cervello che controlla i movimenti, la corteccia motoria, con il limite di produrre movimenti rallentati e scattosi, molto lontani dalla morbidezza e naturalezza dei gesti naturali.

Gesti naturali e fluidi

Dopo Luke, la prima protesi comandata dal cervello prodotta da Deka con finanziamenti della DARPA, anche un altro esperimento rivoluzionario ha consentito di recente a un uomo privo di entrambe le braccia di controllare le protesi con la mente. Tuttavia, l‘eccezionale innovazione del device realizzato da Caltech è rappresentata dal fatto che per la prima volta è stato impiantato in una parte del cervello che controlla non il movimento stesso ma l’intenzione di compierlo. In questo modo si è arrivati a riprodurre gesti molto simili a quelli che può compiere un braccio reale.
La protesi è stata è stato impiantata nel cervello di Sorto nell’aprile del 2013, e l’uomo ha dovuto seguire un periodo di riabilitazione.

“Sono rimasto sorpreso dalla velocità e dalla semplicità nel muovere il braccio”, spiega Erik, eccitato e felice dopo 10 anni di immobilità. Dopo il primo giorno il paziente è già riuscito a controllare l’arto robotico. Adesso è in grado dopo anni di muovere il mouse del pc, bere, stringere una mano e persino giocare. Sorto continuerà a lavorare al progetto per il terzo anno e si dichiara orgoglioso “di essere parte della soluzione per migliorare la vita dei pazienti paralizzati”.

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