L’ultimo rapporto ITA-ICE evidenzia l’anomalia delle PMI italiane, comprese quelle ICT: pur essendo numerose, rappresentano una quota troppo bassa di fatturato estero.
Il famoso mercato unico europeo è di fatto ancora incompiuto e, a causa di molte barriere, le imprese continuano a fare marketing prevalentemente a livello nazionale. Pochi prodotti e servizi, compresi quelli digitali, sono concepiti fin dall’inizio per essere veramente globali. In un’economia mondiale sempre più globalizzata, questo è un grosso handicap per l’Italia e anche per l’Europa. I 500 milioni di consumatori del mercato unico attendono ancora una vera integrazione ed evoluzione dell’offerta e le imprese ripiegate sui mercati nazionali perdono enormi occasioni di business e di sviluppo.
È vero che l’internazionalizzazione costa sia in termini economici sia culturali, ma è ormai un passaggio obbligato. Internazionalizzarsi significa cambiare pelle e attuare all’interno talune modifiche organizzative e metodologiche fondamentali tra cui spicca la maggiore attenzione alla ricerca e innovazione (R&I). Esiste, per fortuna, una strada non tradizionale che, se percorsa adeguatamente, può offrire notevoli vantaggi: partecipare al programma HORIZON 2020 (H2020) della Commissione Europea. H2020 è il piano settennale (2014-2020) di finanziamento diretto e a fondo perduto della R&I, con un budget di 80 miliardi di euro, per facilitare la trasformazione delle nuove conoscenze scientifiche in prodotti e servizi innovativi globali. La struttura del programma definisce gli obiettivi e si articola su tre pilastri: “eccellenza scientifica”, per elevare la base scientifica europea e assicurare la competitività dell’Europa a lungo termine; “leadership industriale”, per la R&I industriale, incentivando il potenziale di crescita delle aziende europee e aiutare le PMI a trasformarsi in imprese leader di livello mondiale; “sfide per la società”, per affrontare le grandi priorità: salute, cambiamento demografico, benessere, sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e bioeconomia, energia sicura, pulita ed efficiente, trasporti intelligenti, verdi e integrati, clima ed efficienza delle risorse e security.
Il contributo è fissato in un’unica percentuale in funzione della tipologia di progetto: 100% dei costi diretti ammissibili e 70% (100% per le organizzazioni non profit) per le attività di innovazione. I costi indiretti ammissibili, invece, sono determinati applicando un tasso forfettario del 25% del totale dei costi diretti. Le attività finanziabili interessano l’intero ciclo di vita che va dalla ricerca di base al mercato, con un forte accento sulle attività connesse all’innovazione. Il principale requisito di partecipazione è che si presenti un progetto (non la semplice domanda) al quale collaborino almeno tre entità indipendenti di tre paesi diversi dell’UE. Fanno eccezione le PMI che possono partecipare da sole nell’ambito di uno strumento a loro riservato denominato “SME Instrument”.
Per queste è stato esclusivamente riservato un budget del 20%, con la seguente articolazione: il 13% per i programmi settoriali in collaborazione con altri; il 7% è invece esclusivamente dedicato allo SME Instrument. Le proposte di progetto devono essere presentate entro la chiusura dei bandi e sono valutate mediante procedure formalizzate sulla base dei seguenti criteri di aggiudicazione: a) eccellenza; b) impatto; c) qualità ed efficienza dell’attuazione. Nella fase di valutazione tecnica, la Commissione si avvale di esperti indipendenti e le proposte sono alla fine classificate in funzione dei risultati della valutazione. H2020 rappresenta, quindi, per le PMI una grande opportunità per rinnovarsi e innovare, ma anche una straordinaria possibilità di internazionalizzarsi attraverso la R&I.