Indossabili, paradiso per gli hacker

Che i segnali inviati dai wearable a router e modem casalinghi fossero intercettabili era chiaro. Ora lo scoprono anche alla Context Information Security

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Maggiormente connessi e informati vuol dire anche più esposti agli attacchi da parte di terzi. Il paradigma dell’informatica, o almeno uno di essi, si basa proprio sul non facile bilanciamento tra iper-connettività moderna e protezione dei dati personali. Lasciando da parte le possibilità di intercettazione di NSA e governi di mezzo mondo, ci sono ancora troppe occasioni perché hacker da quattro soldi possano entrare in possesso di informazioni riservate. Ad affermarlo è oggi anche l’azienda Context Information Security che si occupa proprio di analizzare il contesto mobile ed ha addirittura realizzato un’app per Android con l’intento di mostrare quanto sia semplice tracciare i dati scambiati dai dispositivi nelle vicinanze.

Il mondo intercettato

“Basta usare un hardware comune, come uno smartphone, per scoprire se attorno a noi c’è un personaggio famoso o un politico – dicono dalla Context – nell’arco di 100 metri di distanza qualsiasi device connesso alla rete può essere rintracciabile e i suoi dati utilizzati per compiere azioni illegali sia nel mondo virtuale che fisico. Conoscendo gli spostamenti di una persona non è infatti difficile entrare nel suo appartamento quando non c’è per compiere un furto”. Non è un caso se i rischi legati alle tecnologie indossabili siano stati rilevati per primi dalle organizzazioni militari. In Cina ad esempio il governo ha vietato ai militare di portare smartwatch o smartband così da eliminare a priori il rischio che movimenti sul territorio o informazioni sensibili possano cadere nelle mani sbagliate.

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