L’IT in “salsa” green non è una moda ma una necessità. Ecosostenibilità ed esigenze di budget diventano due facce della stessa medaglia
Tra ecologia, sostenibilità e vincoli di budget, è sempre più diffusa la consapevolezza che coltivare anche il lato “green” dell’IT offra numerose opportunità, anche in termini di risparmi reali da destinare a far crescere il business. E i vendor passano al contrattacco, proponendo scelte in grado di conciliare tutte le esigenze, con un’offerta sempre più sofisticata, che spazia dalla ricerca di efficienza in aspetti tradizionali quali l’alimentazione e il condizionamento dei data center all’utilizzo di tecnologie innovative che permettono di risparmiare anche nello spazio occupato dai data center, oltre che nelle spese di gestione.
Non a caso, il centro studi di IDC Italia sottolinea alcune cifre chiave per aiutare a comprendere la portata dei fenomeni: per esempio, a livello mondiale, il costo dell’alimentazione e del condizionamento dei server fisici crescerà del 10,8% nei cinque anni che vanno dal 2013 al 2018, passando da un totale di 26 miliardi di dollari del 2013 ai 28,8 del 2018. Nello stesso periodo, la base installata di server fisici crescerà del 21,3%, passando da una quantità 2013 di 38,7 milioni a 46,9 milioni nel 2018, mentre i server virtuali a livello mondiale cresceranno di uno strabiliante 129,5%, passando dai 78,1 milioni del 2013 ai 179,2 milioni del 2018. Conseguentemente, anche i data center si troveranno, sempre in base alle analisi del centro studi di IDC, a subire trasformazioni, derivanti da fenomeni in crescita quali l’applicazione del paradigma as a service (SaaS) a numerosi aspetti dell’IT, all’utilizzo dell’IT modulare e dell’IT variabile, oltre che dell’IT smart. Questo porterà a un ripensamento, determinando un ricorso crescente alle funzioni di gestione delle infrastrutture di data center per individuare, identificare e reimpiegare le risorse sottoutilizzate, ma soprattutto porterà a una revisione dei progetti di alimentazione e condizionamento dei data center, volta a identificare le aree in cui è possibile recuperare ulteriori efficienze. Al riguardo, nel Data Center Survey dello scorso novembre 2014 condotto da IDC, la necessità di ridurre il consumo di energia nei data center era indicata al terzo posto tra le sfide più importanti, con una percentuale del 13%, dopo la riduzione del downtime, al 16%, e la fornitura di servizi ancora migliori, al primo posto con il 17%.
Opportunità ancora inesplorate
In questo scenario, Davide Zardo, vice president, IT business di Schneider Electric Italia, rileva come oggi siano «molte le società che cominciano a comprendere opportunità inesplorate come l’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni di gas serra e le procedure operative sostenibili. Tra queste, le prime a sfruttare queste opportunità stanno ottenendo numerosi benefici, a partire da risultati quantificabili nella responsabilità sociale, nella conformità ai requisiti normativi nazionali, in sensibili riduzioni dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra, con incremento dei profitti, fino alla opportunità di introdurre nuovi prodotti e servizi finanziari per far fronte alla crescente richiesta dei clienti di iniziative finalizzate all’efficienza energetica e alla sostenibilità. In un recente sondaggio CDP (Carbon Disclosure Project) è stato chiesto a mille top manager di esprimere le proprie opinioni sull’impatto della sostenibilità sulle loro aziende. Dai risultati è emerso che il 93% dei CEO ritiene che la sostenibilità sia essenziale per il successo dell’azienda e che sono sempre di più le aziende di tutti i settori che stanno attuando iniziative di sostenibilità e stanno risparmiando grazie alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra».
I diversi gradi di sensibilità
Ma a livello italiano le cose sembrano essere però meno nette: per esempio, Marco Desiati, system designer di Gruppo Sintesi, fa notare che «la sensibilità al Green IT non è così diffusa come si potrebbe pensare, nonostante gli eventi dedicati da parte dei vendor e le notizie che compaiono sulla stampa». La questione è che «nel contesto della piccola e media azienda italiana i vantaggi economici che il Green IT apporta attualmente sono ancora poco significativi, e in molti casi l’IT manager non ha abbastanza budget e risorse per affrontare la tematica» – prosegue Desiati, sottolineando che «in realtà bastano piccoli accorgimenti progettuali, come per esempio porre la giusta attenzione ai flussi d’aria in un locale tecnico per allungare il ciclo di vita dei condizionatori, riducendo in modo significativo i consumi». Non solo: anche una «connettività intelligente», che permette una gestione remota dell’infrastruttura, rappresenta sempre secondo Desiati, «un’opportunità green, in quanto riduce sensibilmente i costi manutentivi e le emissioni carbon footprint».
Guardare al cloud
In merito alla sensibilità concreta sull’aspetto green da parte dei manager di casa nostra, le valutazioni espresse da Giuseppe Radicati, business development per i servizi infrastrutturali di IBM Italia, sono articolate: «Nella maggior parte dei casi, i CIO non dimostrano grande interesse verso le tematiche di Green IT in quanto non direttamente responsabili dei costi energetici imputabili ai data center. I CEO e i CFO hanno invece una maggior attenzione. Innanzitutto, per la necessità di adeguare l’IT alle nuove normative, sfruttando benefici e incentivi governativi disponibili per le innovazioni tecnologiche Green. In secondo luogo, per il risparmio sui costi dell’energia e – anche se con minor priorità – per la sensibilità verso i temi ambientali. Quest’ultimo è un punto su cui c’è grande attenzione da parte dei CMO, i chief marketing officer». Ma, al di là di questo, rimane il fatto che «efficienza energetica, prestazioni e affidabilità sono oggi requisiti che un moderno data center deve soddisfare». In questo senso, sono fondamentali la scelta dei processori, il tipo di raffreddamento e gli altri sistemi di “site”. «Quindi un moderno data center, se progettato da un partner con comprovata esperienza e competenza, può arrivare a migliorare performance e affidabilità coniugandole all’efficienza energetica» – sottolinea Radicati. Non solo: «Affrontare il tema Green IT vuol dire pensare in modo strategico. Solo nei grandi data center si possono raggiungere le economie di scala e gli investimenti necessari per allestire e tenere un data center moderno e efficiente. Per esempio, molti prevedono di ricorrere al raffreddamento ad acqua nei prossimi anni per smaltire il calore prodotto dai processori più potenti. E tali investimenti hanno un ritorno nel medio termine. Quindi per realtà medio piccole, con obiettivi di efficienza energetica, le soluzioni in cloud possono rappresentare la scelta più opportuna, coniugando l’esigenza di investimenti contenuti con quella di accedere ai più moderni data center. I data center cloud rappresentano oggi le infrastrutture IT più efficienti e Green per definizione» – conclude Radicati.
Soluzioni variegate
Va anche detto che il contesto di mercato vede la presenza di molteplici soluzioni, modulate su portafogli di investimento molto variegati. Il consiglio di Marco Desiati di Gruppo Sintesi è quello di «affidarsi a un partner che coniughi consolidate competenze IT con un livello di conoscenza approfondito delle problematiche impiantistiche ed energetiche. è anche fondamentale che il responsabile IT faccia scelte coerenti con i veloci mutamenti tecnologici e abbia una buona conoscenza del quadro normativo. Non meno importante una partnership con un operatore qualificato e certificato che partendo da un’accurata analisi della situazione esistente sappia sviluppare un progetto che evidenzi in maniera chiara il ROI risultante dalla riduzione dei consumi energetici in relazione all’evoluzione della richiesta di capacità di computing».
Anche Davide Zardo di Schneider Electric Italia sottolinea che «oggi, esistono architetture e accorgimenti che permettono di ottimizzare i consumi in modo dinamico, senza assumersi rischi in più. L’efficienza energetica deve essere uno dei parametri vitali del data center, tanto quanto la capacità e l’operatività delle apparecchiature. A fare la differenza è la scelta di una suite software di gestione DCIM, Data Center Infrastructure Management, che integri il controllo degli sprechi di energia e che agisca in tempo reale sulla distribuzione dell’alimentazione, reagendo alle richieste cui l’infrastruttura è sottoposta. Inoltre, molto può essere fatto con l’adozione di sistemi di condizionamento adeguati e intrinsecamente efficienti».
La gestione dell’infrastruttura
Più in dettaglio, sempre nelle parole di Davide Zardo di Schneider Electric, per migliorare l’efficienza energetica del data center si raccomandano tre approcci validi e strutturati: «In primo luogo, utilizzare un riferimento neutrale come il modello Data Center Maturity Model sviluppato da Green Grid, per definire gli standard dei risultati quantitativi della valutazione. In secondo luogo, sfruttare sensori e contatori apparecchiature di metering digitali oltre al software di gestione dell’infrastruttura del data center per automatizzare la raccolta di dati grezzi e l’elaborazione di informazioni necessarie per analisi accurate e significative. Infine, al terzo posto, in base al livello di esperienza di un’organizzazione, è possibile ricorrere anche alla consulenza di esperti qualificati, per interpretare i dati relativi all’efficienza e identificare le tendenze. In tal modo, si facilita e si accelera l’esecuzione di azioni appropriate per il miglioramento dell’efficienza». I risultati non si fanno attendere, conclude Zardo: «L’esperienza dimostra che la gestione dei flussi d’aria, la separazione degli ambienti di aria calda e aria fredda e la regolazione del raffreddamento possono tradursi in un risparmio del 10-30% all’anno con un ROI da uno a tre anni. In aggiunta a queste soluzioni di tipo passivo, per rendere più duraturo il vantaggio competitivo derivante dall’approccio “green”, è necessario passare a soluzioni di tipo attivo: dal monitoraggio remoto, all’analisi e gestione dei dati, fino al service per il ciclo di vita che all’addestramento, questi approcci ottimizzano i risparmi e determinano continui miglioramenti».
Il tema delle applicazioni
Ai fini dell’efficienza in ottica green, è importante anche il capitolo delle applicazioni. Al riguardo, Gastone Nencini, country manager di Trend Micro Italia non manca di sottolineare che «oggi, tutti sono sensibili ai temi green, nella misura in cui questi aiutano anche a raggiungere una migliore ottimizzazione delle risorse. Per esempio, un data center è green quando produce un basso impatto ambientale, in termini sia di consumo energetico sia di utilizzo spazi. Ovvero quando ottimizza tutte le risorse utilizzate. Gli ambienti virtuali facilitano il raggiungimento dello status di green, perché consolidando più server su un singolo hardware, permettondo di ridurre l’utilizzo delle risorse e i consumi. Uno degli aspetti che viene poco considerato nella progettazione di un data center green, ma è quello che riguarda le applicazioni. Studi hanno dimostrato che la non corretta ingegnerizzazione delle applicazioni può avere impatti negativi sui risparmi che dovrebbe garantire un data center green. Per esempio, un software di sicurezza studiato per macchine fisiche ma utilizzato su macchine virtuali, va a incidere negativamente perché consuma molte più risorse, vanificando gli sforzi per avere un data center green. Trend Micro Deep Security, nel nostro caso, è una piattaforma di sicurezza agentless studiata appositamente per aiutare a semplificare la gestione della sicurezza nei progetti di virtualizzazione e cloud e accelerare il ritorno degli investimenti IT, grazie a una densità di macchine virtuali superiore rispetto alle soluzioni tradizionali. Un altro punto importante poi, per lo sviluppo del Green IT, è lo sharing delle risorse, ovvero il concetto di pay-per-use: pagare effettivamente in base a quello che si usufruisce».
Oltre i data center
A ben guardare, l’efficienza non riguarda strettamente solo l’area IT, come ricorda Marco Federzoni, sales director Italia di TomTom Telematics. Se le aziende sono «sempre più attente ai temi green e ricercano soluzioni tecnologiche per migliorarsi, unire sistemi innovativi e green è, in base alla nostra pluriennale esperienza, una strategia vincente che permette alle aziende di affrontare il tema della sostenibilità in modo efficace ed efficiente» – spiega Federzoni. Ecco quindi che «chi dispone di un parco mezzi deve fare i conti con le emissioni di CO2. Non dimentichiamo che l’Unione europea si è impegnata a ridurre del 20% i livelli di emissioni entro il 2020. TomTom Telematics ha lanciato il nuovo Webfleet OptiDrive 360, che fornisce, ai fleet manager e ai conducenti, informazioni sui veicoli prima, durante e dopo il viaggio, permettendo all’intero team di lavorare in modo sinergico ed efficiente. L’IT è responsabile del 2% delle emissioni di CO2, ma ha un ruolo determinante per ridurre il restante 98%, in base alle indagini del Politecnico di Milano. La sostenibilità è un tema morale, ma che si riflette sull’immagine aziendale e diventa un’opportunità di riduzione di costi che può e deve generare un vantaggio competitivo. Un esempio: grazie a OptiDrive 360 abbiamo calcolato che su un percorso di 16 km, mantenendo uno stile di guida ‘eco’ che preveda un tempo di percorrenza superiore solo del 6% (da 18 a 19 minuti), si può ottenere un risparmio di carburante del 35%. Immaginate di moltiplicare questo dato per qualche decina di mezzi e per qualche centinaio di km. Con le soluzioni TomTom Telematics, si possono raggiungere due risultati: riduzione dei costi e misurabilità certificata della propria politica eco-friendly. Adottare una tecnologia come quella di TomTom Telematics ripaga in tempi davvero brevi, anche grazie al ridotto investimento iniziale» – conclude Federzoni.