Google e il brevetto dell’orsacchiotto connesso

Teddy Bear assume forme e contenuti 2.0 all’interno di un progetto di Big G incentrato sulla creazione di un hub wireless domestico

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Esistevano una volta gli orsacchiotti di peluche; niente versi strani, niente abbracci e baci, almeno da parte loro. Bambini e bambine ci dormivano per sentirsi più sicuri, per coccolare qualcuno e per stringere i sogni prima di addormentarsi. Tutto questo presto potrebbe assumere contorni decisamente più tecnologici ma anche spaventosi. Da sempre l’Intelligenza Artificiale è nei programmi di Google. Dall’acquisizione di DeepMind, azienda specializzata proprio in AI, la multinazionale ha spinto sull’acceleratore dell’auto (rigorosamente senza guidatore) che porta verso i lidi dove umani e robot possono vivere in simbiosi, l’uno a supporto dell’altro.

Un occhio sempre attento

All’inizio della scorsa settimana, Google ha richiesto un brevetto per un giocattolo che può controllare tutti i dispositivi Wi-Fi connessi a una stessa rete. Il punto è che tale hub è rappresentato proprio da un coniglietto o un orsacchiotto di peluche. Ora, conoscendo tutta la storia della privacy e della NSA, immaginate un giocattolo del genere dotato di antenna Wi-Fi, webcam e microfono. Del resto lo scopo è proprio quello: una volta che l’orsacchiotto riconosce che in casa c’è qualcuno, può girare la testa, analizzare il viso per associare la persona a un utente abilitato e ascoltare la sua voce per accendere il televisore, la console, o le luci di casa se connesse all’impianto wireless domestico. Come sappiamo i brevetti possono rimanere anche semplici idee mai realizzate e Google, proprio in riferimento a questo, ha spiegato che potrebbe non lavorare mai a qualcosa di simile. Ma il peluche-spia è dietro l’angolo.

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