Google aggiunge informazioni al Rapporto di trasparenza

Pubblicato per la prima volta nel 2010, oggi è uno strumento necessario per capire cosa vogliono sapere i governi

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Sin dai primi documenti diffusi da Edward Snowden all’interno del Datagate si è capito che i governi sono molto interessati a ciò che le persone fanno su internet. Al di là delle evidenti connessioni con terroristi o presunti tali, nella rete della National Security Agency finivano anche migliaia di cittadini innocenti, la cui sola colpa era aver cercato una volta su internet cosa significasse jihad. A Google, come al resto delle aziende hi-tech coinvolte, questo non poteva andare bene e dunque aveva deciso di qualificare meglio il suo Rapporto di trasparenza pubblicato già a partire dal 2010.

Le nuove entrate

In un post sul blog ufficiale pubblicato ieri, Big G ha affermato di aver aggiornato lo spettro di dati comunicati attraverso il rapporto, introducendo altre informazioni che aiutano a comprendere ciò che i governi internazionali vogliono sapere sui cittadini della rete. Le novità sono sostanzialmente due: le richieste circa situazioni di emergenza e per la conservazione dei dati. Nel primo caso, ovvero per fatti circa sequestri di persona, sparatorie in pubblico o in istituti e così via, si prevede un rapido controllo da parte del team di Google per fornire una pronta risposta alle domande ufficiali poste dalla polizia. Nel secondo, ci si riferisce alla possibilità di tenere congelate alcune informazioni mentre le forze dell’ordine effettuano tutte le procedure necessarie per le indagini, così da non essere perse con il passare del tempo. Per Google si tratta di un importante passo in avanti per rendere il suo Rapporto di trasparenza davvero utile a comprendere i trend e la volontà di tracciare i cittadini della rete da parte dei singoli stati. Secondo il colosso le richieste sono aumentate sensibilmente rispetto all’ultimo report, passando da un +2% dell’Europa al +7% dell’Asia fino all’incremento del 22% in America Latina.

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