Cosa vuol dire far parte dell’esercito di quelli del “dopo”? Per quanto tempo ancora saremo costretti a subire gli eventi, rischiando di vanificare i nostri sforzi?
Se ci pensate bene, molto spesso accade che, dopo la visita del ladro, viene installato un antifurto. Così come dopo che su una particolare strada avvengono incidenti cruenti, sono adottate misure di sicurezza. Ancora più attuale l’argomento sicurezza degli aerei, che nell’ultimo caso della compagnia tedesca ha visto fare un dietrofront alle regole imposte dopo l’undici settembre, ponendo altre regole che annullano le precedenti. Questo è, purtroppo, l’esercito del “dopo”. Caliamoci ora nelle realtà industriali, dove i dati rappresentano la casa (gestione dell’azienda), le strade (amministrazione), i viaggi (business intelligent).
Le aziende subiscono, gestiscono e reagiscono in base ai “dati”, attraverso complessi processi (utili a velocizzare le analisi di andamento dell’azienda) che le stimolano verso azioni logiche di mercato. Possiamo dunque affermare che i dati sono il core business dell’azienda e che questa ha il compito di proteggerli per renderli immediatamente fruibili e raggiungibili durante qualsiasi caso imprevisto.
La sicurezza
Ogni imprenditore, o colui che per l’azienda è il responsabile IT, ha il compito (quasi l’obbligo) di porsi una domanda: abbiamo i nostri dati in sicurezza?
È semplice spingersi fino a questa domanda, perché le risposte immaginabili spesso non danno la soluzione, ma creano sicurezza. La sicurezza necessaria deve essere misurata dalla consapevolezza del valore reale (economico) dei propri dati e deve essere rapportata all’importanza che i dati/processi aziendali hanno in relazione alla mancanza anche temporanea di questi.
Il futuro non deve essere immaginato attraverso la chiaroveggenza o la speranza né tantomeno solo sulle esperienze dirette. Abbiamo il compito di garantire la continuità della specie e quindi anche della vita aziendale, assimilando dalle esperienze globali e concentrandosi su quanto sarà necessario a sostenere la stabilità. Dunque, per ottenere una sicurezza sul Piano informatico, basilare è comprendere quanto incide un fermo delle attività e soprattutto quanto potrà essere dannosa la perdita di dati.
Fanno paura le statistiche riguardanti le aziende che hanno subito un blocco delle attività oppure la perdita di dati. E senza “spaventare”, è doveroso ricordare che, trascurare il presente è come ipotecare il futuro. Meglio avere dunque un Piano B, ma più strategico è pensare anche a un Piano C.
Come?
Un esempio è il seguente. Un semplice backup (Piano B) riesce a tamponare le situazioni impreviste, ma affinché questo sia testato e funzionante e messo in protezione, bisogna aver preparato un Piano C, dove “C” sta per “certo”. Molto importante è il ruolo del Piano B. Questo nasce dall’analisi degli elementi sopra citati: valore dei dati e della loro perdita. Un Piano B deve essere idoneo, deve tenere conto dei tempi di reazione necessari all’azienda e i tempi convenienti per limitare le perdite, ma soprattutto deve precedere il Piano C che rappresenta il test che ne verifica il funzionamento reale. Tutto deve essere “certo”.
Desiderare di risolvere problemi di fermo dell’attività IT, come il solo e semplice passaggio a un nuovo server, è come pensare a un “pit stop” di Formula Uno: è necessario allenare i tecnici, verificare i tempi d’azione, testare le procedure e migliorarle per impiegare meno tempo possibile. Un pit stop, come in una gara di Formula Uno, può decidere il successo della competizione nella vita aziendale e nulla può valere di più dell’averlo reso “certo”. Potete avere in azienda i tecnici migliori, il più attrezzato laboratorio, il logo più accattivante, il prodotto più richiesto dal mercato, ma se non siete preparati allo “stop” con un Piano B e con il conseguente Piano C, allora siete esposti a un rischio veramente alto.
Se però, amate il rischio, non avere un Piano B insieme al comprovante Piano C è la scelta migliore: i dati non raggiungibili vi faranno provare il brivido degli eventi.
Vincenzo Todisco, managing director – QSL Italia