Messo a punto dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa un robot indossabile che consente la riabilitazione a distanza, trasmettendo i movimenti a un esoscheletro applicato sul braccio
Il dispositivo è frutto di una ricerca dell’Istituto di BioRobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa ed è composto da un esoscheletro da indossare sul braccio e un robot all’avanguardia collegati a distanza via internet, che possono essere impiegati per la riabilitazione a domicilio telecomandata.
Robotica indossabile comandata a distanza
Un sistema innovativo di “robotica indossabile” sviluppato nel laboratorio guidato da Nicola Vitiello, che è stato presentato in Germania alla Fiera di Hannover, ricevendo il premio “Innovation Award 2015”.
ReTeLINK – così è stato chiamato il robot – consente di utilizzare un esoscheletro indossabile per permettere a un utente di muovere un altro braccio robotico localizzato altrove e connesso attraverso internet. La persona che indossa l’esoscheletro “trasmette” i suoi movimenti al robot manipolatore, che li riproduce e, se incontra un ostacolo, può trasmettere a sua volta le “deviazioni” all’esoscheletro. Di recente proprio la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha ideato un guanto robotico per aiutare i movimenti dei pazienti affetti da malattie neurologiche. Ricordiamo anche altri esoscheletri introdotti come supporto nella riabilitazione: Ekso, un sistema robotico che aiuta a camminare i pazienti con ridotta mobilità e Lokomat, il robot di ultima generazione che aiuta i bambini a recuperare la funzionalità delle gambe.
Uno scambio bidirezionale
“L’esoscheletro registra i movimenti della persona – spiega Vitiello – mandando informazioni in tempo reale al robot. Questi a sua volta, se sente una forza, la fa sentire, grazie allo scambio di dati, all’esoscheletro sull’utente. È bidirezionale”. Un’altra sostanziale differenza “è che l’esoscheletro e il braccio robotico sono più flessibili e adattabili alla condizioni esterne”.
Questo robot indossabile potrebbe essere applicato in diversi ambiti, dalla riabilitazione a domicilio all’impiego industriale.
“Abbiamo immaginato – spiega Vitiello – una persona che indossa a casa l’esoscheletro, che il terapista può istruire attraverso il braccio robotico in ospedale”. “Tramite l’esoscheletro – conclude Cempini – si potrebbero istruire i robot usati nelle diverse fasi di produzione a svolgere le proprie applicazioni o, nel caso in cui una barriera fisica o sostanze pericolose impediscono ad una persona di agire, il robot può essere mandato al suo posto”.