La Difesa USA ha scelto Blackphone

Il Pentagono sta testando da un anno il telefonino di Silent Circle perché a nessuno piace essere intercettato

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Nel corso dell’ultimo Mobile World Congress di Barcellona, Silent Circle aveva presentato la seconda versione del Blackphone, telefono che fa della sicurezza informatica il suo paradigma principale. Nel corso di un’intervista a NextGov, Mike Janke il capo di Silent Circle, ha dichiarato come i militari e lo staff del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti hanno utilizzato per un anno il Blackphone come dispositivo per lavoro e vita privata in una serie di test segreti. La notizia non è stata confermata ma non vi sarebbero ragioni per cui l’azienda avrebbe dovuto mentire su una questione talmente delicata come la conservazione dei dati personali di individui “particolari”, quali i dipendenti della Difesa statunitense.

Dalla Svizzera con furore

“La cosa strana è che noi non siamo una compagnia americana – ha sentenziato Janke – i nostri telefoni non sono prodotti negli States ma in Svizzera. Tuttavia il Dipartimento ha potuto testare i dispositivi nei suoi laboratori accedendo anche al codice di sviluppo che è open source”. Nessuna sorpresa dunque se non la costatazione che il Blackphone sia un terminale idoneo a un utilizzo molto più che enterprise. L’adozione dei Blackphone, se confermata, cozzerebbe di certo con un’uscita recente dell’FBI che ha ammesso come l’eccessiva protezione delle comunicazioni mobili possa diventare un serio problema per gli organi di polizia.

Difesa per tutti

Il concetto è che terroristi e criminali possono nascondersi dietro la crittografia per camuffare le loro azioni e i posti visitati. Janke ha aggiunto: “Crediamo che la crittografia, le comunicazioni e i device sicuri siano una prerogativa di tutti, sia per chi lavora al Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti che per le organizzazioni in difesa dei diritti umani a Botswana”. Il concetto è semplice: le informazioni digitali hanno spesso valori diversi così come le identità personali che navigano in rete. Quello che non cambia è il diritto di proteggere i dati che si portano sempre con sé sul proprio smartphone. Perché a spiare sono bravi tutti ma è a difendersi che si incontrano tante difficoltà.

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