YouTube Kids, il canale video di Google dedicato ai bambini, è stato accusato di plagiare i bambini con eccessiva pubblicità
A febbraio Google ha lanciato YouTube Kids, un nuovo canale tematico dedicato espressamente ai bambini. Il servizio offre contenuti specifici per i più piccoli e soprattutto permette ai genitori di monitorare l’attività dei propri figli attraverso l’uso di password che bloccano la visione dei video dopo un lasso di tempo prestabilito. Alcuni utenti però affermano che la piattaforma di Mountain View dia un eccessivo spazio alla pubblicità.
YouTube Kids accusato di plagiare i minori con la pubblicità
Diverse associazioni come il Center for Digital Democracy, il Consumer Watchdog e l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry hanno inviato una lettera al segretario della Federal Trade Commission, Donald Clark, in cui chiedono una riduzione della pubblicità all’interno di YouTube Kids, che spesso viene proposta in forma ingannevole. Google trarrebbe “vantaggio dalla vulnerabilità di sviluppo dei bambini” e violerebbe “le regole dei media sulla pubblicità che proteggono i bambini quando guardano la televisione”. Le associazioni che hanno presentato la denuncia affermano che all’interno di YouTube Kids sono presenti diversi canali brandizzati e anche i contenuti caricati dagli utenti non servono ad altro che promuovere prodotti senza dichiararlo apertamente come prevede la legge.
Google, che sta pensando di diventare un operatore virtuale mobile senza roaming, ha difeso la sua piattaforma affermando di aver collaborato con gruppi per la difesa dei minori nello sviluppo del servizio. “Anche se siamo sempre aperti al feedback su come migliorare l’applicazione, – ha scritto Big G in una nota – non siamo stati contattati direttamente dai firmatari di questa lettera e siamo fortemente in disaccordo con le loro contese”.
Non è la prima volta che Google ha problemi con i minori. In passato l’azienda di Mountain View ha dovuto rivedere la sua politica sugli acquisti in-app dopo le lamentele dei genitori che si sono visti inconsapevolmente prosciugare le carte di credito dai propri figli.