La sfida dei Super Angels

super angel investors

I venture capital si trovano di fronte a una nuova sfida: reinventarsi e rinnovarsi per potere rimanere al passo dei Super Angel investors. Il panorama del capitale di rischio assume orizzonti sempre più ampi

Sembra quasi una guerra fredda. La maggior parte delle tensioni che si creano tra i venture capital (VC) sono sempre celate da un velo di grande armonia e complicità. Ma lo scenario diventa più interessante dietro le quinte. I VC per molto tempo sono stati posti al primo posto nella lista dei potenziali investitori cui rivolgersi nella fase del primo round di finanziamenti. Ma è davvero ancora così? In realtà, sembra che ci siano le premesse perché i VC vengano spodestati del loro ruolo di indiscussi sovrani. Super Angel Investors. Esatto, proprio così si chiamano. Sembra quasi il nome di un nuovo supereroe dei cartoni animati o dei fumetti, uno di quelli per i quali i bambini impazziscono. Ma qui di fantasia vi è poco o nulla. Si tratta di qualcosa di molto più concreto con cui adesso bisogna iniziare a fare i conti. Una realtà che da qualche anno ha iniziato a rappresentare una minaccia sempre più grande per i VC.

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All’inizio, quando ancora non si sapeva cosa facessero bene i VC, le società affermate di capitale di rischio erano poche. Si potevano ricordare anche a memoria. La maggior parte tutte stanziate nella Silicon Valley. Adesso la realtà è più complessa. Non solo i fondi di capitale di rischio sono aumentati, ma adesso è necessario fare i conti con un fenomeno ormai dirompente: quello degli Angel Investors. Ma chi sono veramente? In realtà, potrebbero sembrare dei micro venture capital, con la sola differenza che operano investendo il proprio denaro, ma la peculiarità è che negli ultimi anni, secondo una ricerca del Centure Venture Research, gli Angel Investors hanno investito in un numero di startup ben 60 volte superiore rispetto al numero di società finanziate dai VC. Secondo Jeffrey Sohl, dell’Università del New Hampshire, gli Angel Investors hanno investito 22,5 miliardi dollari in più rispetto alle società di venture capital statunitensi nel 2011. Le tradizionali società di venture capital hanno raccolto circa 28,4 miliardi di dollari, ma hanno poi investito in sole 3.673 società, una piccola frazione rispetto al numero di società finanziate dagli Angels.

Inoltre, negli ultimi anni il ruolo degli Angel Investors è stato rafforzato dalla diffusione sul mercato di startup a buon mercato, eliminando quindi la necessità di grandi round di finanziamenti. Spesso è sufficiente un solo round almeno fino a quando non è il momento di decidere tra la vendita o la realizzazione di una campagna di marketing.

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Il campo di battaglia

I VC in questa battaglia escono perdenti in quanto hanno il difetto di concedere i finanziamenti solo dopo lunghi processi di valutazione. Gli Angels invece sono agili e veloci, sono loro stessi ad andare alla ricerca degli imprenditori anziché attendere che essi bussino alla loro porta.

I VC fino ad ora hanno combattuto tranquillamente. Hanno cercato di sfatare la minaccia, riducendone la portata. Hanno cercato di minimizzare. E così è stato detto che in realtà non sono un pericolo, o che pochi Angel Investors sono in grado di finanziare startup che siano idonee a diventare un caso di successo o ancora che gli Angel Investors spingono gli imprenditori a pensare in piccolo.

Le imprese hanno bisogno di venture capital con grandi exit in modo tale da poter reperire nuovi fondi. Così dicono. Ma il problema è che gli Angels ormai sono diventati Super. Super che? Super Angels.

Super Angels

Questi investitori sono passati dalla fase in cui propendevano di iniettare nelle nuove imprese piccole dosi di finanziamenti, alla fase in cui hanno deciso di investire grandi fondi sullo stile dei VC. Per fare alcuni nomi, basti pensare che Dave McClure, fondatore del fondo 500 Startups, ha a disposizione 30 milioni di dollari. Dixon, partner di Andreessen e fondatore di Hunch e Founder Collective, ha un fondo di 50 milioni di dollari. Mike Maples e Chris Sacca, due Angel Investors noti nella Silicon Valley, possono vantare anch’essi cifre simili. Aydin Senkut, fondatore e managing director di Felicis Ventures,è partito come super angel per poi mettere su un fondo di 40 milioni di dollari.

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Se i VC erano preoccupati del fatto che gli Angel Investors pensassero in piccolo, ormai devono prendere consapevolezza del fatto che anche gli angeli abbiano cominciato ad agire in grande.

Pensare in grande

Ron Conway, il leggendario angel investor della Silicon Valley, ha ottenuto nel 2014 per la sua società SV Angel il quinto round di finanziamenti per un ammontare di ben 70 milioni di dollari. Ron Conway sostiene che i VC siano guidati da motivazioni diverse rispetto alla sua strategia di azione: «Secondo me, le vostre motivazioni sono guidate da una soddisfazione egocentrica nonché dalla smania di fare soldi».E ancora, ha più volte ribadito il suo motto personale: «Investo perché amo aiutare gli imprenditori e guardarli imparare e raggiungere il successo».

I VC devono quindi imparare a nuotare in un oceano ben più grande rispetto a quello da cui sono partiti.

Nuovo approccio

La concorrenza esiste ed è produttiva, ma solo se serve da stimolo per il rinnovamento. Molti fondi di capitale di rischio sono scomparsi, altri hanno dimenticato come essere dinamici e innovativi. Hanno troppi partner altamente pagati, tasse enormi, un’infrastruttura difficoltosa e incapace di raccogliere finanziamenti dalle istituzioni. Hanno portafogli di investimento che ancora devono riprendersi dalla crisi economica. L’approccio convenzionale dei venture capital di dare una grande spinta soltanto per quelle startup che risultino in grado di diventare di grandi dimensioni sembra non funzionare più. Ora il modello è quello di concedere seed ridotti a una pluralità di team per poi valutare quale squadra possa ricevere gli altri round di finanziamento. I Super Angels al contrario hanno maggiori possibilità di abbinare il talento con una startup. A causa dell’elevata visibilità e dei grandi portafogli che può vantare, questa nuova classe di investitori risulta essere in grado di abbinare il giusto talento per l’avvio di società in modo rapido ed efficiente, garantendo al tempo stesso nascite e fusioni di nuove società. Questo aiuta le startup meritevoli ad avanzare rapidamente e a raggiungere un maggiore successo.

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Con qualche limite

Naturalmente, ogni nuova meta comporta la necessità di affrontare altrettanti nuove sfide. E il modello dei Super Angels, se lo si guarda con maggiore attenzione, presenta anch’esso dei difetti. Sicuramente le startup di successo vengono individuate in maniera più agevole ed efficiente, ma è anche vero che a fronte delle startup privilegiate di essere state selezionate, ve ne sono molte altre lasciate nella carenza totale di finanziamenti. Inoltre gli “angeli”, di qualsiasi dimensione siano, non sono in grado, o non sono interessati a realizzare vari cicli di investimento, e lasciano quindi le startup (che non sono abbastanza scalabili) dopo uno o due round di finanziamenti. Al contrario, i VC tendono a “coltivare” i loro partner molto più a lungo, nella speranza di ottenere IPO interessanti.

Non solo. Talvolta, gli Angel Investors non sono così imparziali nelle valutazioni. Forse, a causa della loro attenzione alla costruzione di un ampio portafoglio o per la loro competitività, questi angeli accettano valutazioni che provocano attrito.

Si deve cambiare

Lo diciamo da sempre, ma poi la pratica ha sempre risvolti più lunghi rispetto ai buoni propositi. Ma questa volta, urge un cambiamento significativo nell’industria dei VC. Occorre uscire dagli schemi tradizionali. Bisogna guardare in modo positivo alla concorrenza. Osservare i rivali e diventare ancora più competitivi di loro. Solo in questo modo i Venture Capital possono evitare di rischiare di essere sopraffatti dalla concorrenza e recuperare il primato nella Silicon Valley.