Da ricerche commissionate da Ricoh Europe è emerso che nel nuovo contesto digitale le aziende devono riuscire a valorizzare i dipendenti mettendo in atto alcuni cambiamenti tecnologici e culturali
Le persone sono la risorsa più importante per le aziende, ma fino a che punto un’impresa riesce a capire le necessità dei propri dipendenti? I manager delle aziende europee potrebbero trovarsi di fronte a una delle sfide più impegnative mai affrontate: rispondere alle esigenze di dipendenti che, abituati a muoversi in contesti digitali, si aspettano che la propria azienda metta a loro disposizione tecnologie all’avanguardia, processi ottimizzati e nuove modalità di lavoro.
Le aziende sono pronte a valorizzare i nuovi talenti?
I dipendenti, e in modo particolare gli iWorker, giocano un ruolo importante nelle aziende favorendo l’evoluzione e la crescita del business. Un passo decisivo è poi rappresentato dall’ingresso nelle imprese delle generazioni Y (nati dal 1980 al 2000) e Z (nati dal 2000 in poi) che promuoveranno tecnologie innovative per la comunicazione e la gestione dei dati aziendali. E mentre avanziamo verso la maturità digitale, quali sono le esigenze di queste nuove tipologie di lavoratori?
Nel recente studio “Il futuro degli ambienti di lavoro”, sponsorizzato da Ricoh Europe e realizzato dall’Economist Intelligence Unit, alcuni professori universitari hanno spiegato perché nei prossimi 10-15 anni sarà più importante che mai garantire flessibilità ai lavoratori. Cary Cooper, docente di Psicologia del lavoro alla Lancaster University, ritiene che il fattore più condizionante nel futuro del lavoro sarà la necessità di gestire un numero continuamente variabile di dipendenti offrendo loro flessibilità. Il professor Cooper prevede che le modalità lavorative saranno sempre più differenziate, dal part-time a periodi di tempo molto brevi, per rispondere alle esigenze della popolazione più anziana, che dovrà lavorare più a lungo, ma anche delle nuove generazioni, che vogliono potersi creare una famiglia.
Si tratta di una prospettiva interessante e che potrebbe fare da leva per attrarre e trattenere nuovi talenti. Si va verso un ambiente di lavoro sempre più collaborativo e caratterizzato da flessibilità. Ma non solo: alle aziende serve un nuovo profilo di dirigente capace di ottenere il meglio da una popolazione aziendale molto eterogenea. Sono necessari manager che sappiano far crescere il personale in un ambiente appagante e siano in grado di scegliere per l’azienda sistemi e tecnologie adatti ad attrarre e trattenere i migliori talenti.
Dalla “gestione delle prestazioni” alla “gestione delle aspirazioni”
Anche il professor James Baron, esperto di gestione d’impresa e sociologia alla Yale University, ritiene che la flessibilità del lavoro debba essere accompagnata da iniziative per motivare i dipendenti e che si passerà dalla “gestione delle prestazioni” alla “gestione delle aspirazioni”. Quel che è chiaro, come dice il professor Baron, è che la generazione Millennial sarà molto più concentrata delle generazioni precedenti su finalità ed obiettivi. Abituata ad avere accesso diretto a una grande quantità di dati, sa gestire con efficacia molte informazioni e, in genere, riesce a passare con maggiore rapidità da una attività ad un’altra. Questa generazione considera sfumato il confine tra vita privata e vita professionale ed è pertanto più interessata alla possibilità di lavorare da remoto e con la libertà di orario. A ogni modo, non basterà abbracciare il concetto di flessibilità. Per realizzare un ambiente di lavoro davvero dinamico e collaborativo, in grado di attrarre i migliori talenti, occorre cominciare fin da ora a costruirne le fondamenta. L’ottimizzazione dei processi aziendali e l’adozione di nuove tecnologie sono pietre miliari dalle quali dipende il successo di un contesto flessibile.