Secondo il sito The Intercept, i melafonini erano già al vaglio delle forze statunitensi sin dal 2007, mesi prima del loro lancio ufficiale
Lo scandalo Datagate si allarga. Se finora si era parlato quasi esclusivamente di NSA e GCHQ come delle agenzie principali ai quali il governo statunitense si rifaceva per spiare i cittadini in giro per il mondo, questa volta nel mirino degli attivisti in difesa dei diritti civili c’è la CIA. Secondo il sito The Intercept, fondato dall’ex giornalista del Guardian Gleen Greenwald dopo aver pubblicato molte rivelazioni di Edward Snowden, i federali dell’Agenzia Centrale di Intelligence degli Stati Uniti si sarebbero interessati agli iPhone sin dal 2007, mesi prima del lancio ufficiale sul mercato.
Sempre sul pezzo
Se la notizia fosse confermata, si delineerebbe uno scenario davvero inquietante per tutto il panorama hi-tech. La CIA potrebbe aver infiltrato suoi dipendenti all’interno degli stabilimenti di produzione dei primi iPhone magari per tentare di capire la loro costruzione e il funzionamento e scovare le falle su iOS, il sistema operativo della Mela nato proprio sugli smartphone. Tra gli obiettivi degli spioni a stelle e strisce c’era anche Xcode, la piattaforma informatica utilizzata dagli sviluppatori per creare app per smartphone e tablet della Mela. Proprio all’iPad la CIA avrebbe rivolto molte attenzioni a partire dal 2010, ovvero dall’apparizione sul mercato del primo modello. D’altra parte non sarebbe stato difficile violare la sicurezza della tavoletta visto che i metodi utilizzati per proteggere gli utenti sono speculari a quelli presenti sull’iPhone e dunque, almeno sulla carta, ripetibili. Ricordiamo come in precedenti file pubblicati per mezzo di Snowden, si era scoperto che la NSA aveva avviato un programma chiamato “dropout jeep” per localizzare e monitorare molte operazioni sui telefoni Apple anche da spenti, sfruttando alcune debolezze nell’infrastruttura del sistema operativo.