Aula magna gremita all’Università degli Studi dell’Insubria per il convegno nazionale sui dieci anni del Codice dell’amministrazione digitale
Vent’anni di amministrazione digitale e dieci anni di Codice dell’amministrazione digitale – introdotto nel 2005 – sono stati al centro di una giornata di studio organizzata dall’Università degli Studi dell’Insubria, in collaborazione con associazioni di categoria e partner istituzionali, quali, tra gli altri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Oggi, 6 marzo 2015, a Varese, nell’Aula Magna di via Ravasi, il Convegno nazionale “L’amministrazione digitale italiana a dieci anni dal CAD (2005-2015): e poi?” ha richiamato da tutta Italia archivisti, notai, informatici, avvocati, studiosi di documenti e docenti universitari per fare il punto della situazione sul digitale in Italia. Professori universitari provenienti, oltre che dall’Università degli Studi dell’Insubria, anche dalle Università degli Studi di Trento, Bologna, Pavia, La Sapienza di Roma, ma anche esperti provenienti da enti quali Anai (Associazione Nazionale Archivistica Italiana), Anorc (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale), il consorzio interuniversitario Cineca, e professionisti hanno raccontato la digitalizzazione non soltanto nelle Università, ma anche negli studi professionali, negli Enti locali, hanno discusso di identità digitale, di usabilità e sicurezza in rete, di conservazione affidabile delle memorie digitali. In particolare durante i lavori sono stati analizzati il “pacchetto” di norme sulla archiviazione ottica (1994), i concetti inerenti alla posta elettronica certificata (2005) e il contrassegno generato elettronicamente, cosiddetto, glifo. Il prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, ha raccontato la best practice della sua Prefettura, modello virtuoso di riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione strutturale e gestionale attraverso l’uso delle ICT.
«La madre di tutti gli errori è la convinzione di poter dominare con una legge l’introduzione della tecnologia nella vita quotidiana e nell’agire delle amministrazioni pubbliche» afferma il direttore generale dell’Università degli studi dell’Insubria, organizzatore dell’iniziativa, dottor Gianni Penzo Doria. In futuro andremo verso un mondo in cui a livello europeo molte delle nostre azioni e, quindi, anche di atti amministrativi, potranno essere gestiti attraverso l’identità digitale e in cui i portali saranno al centro delle comunicazioni ufficiali tra amministrazioni, cittadini e imprese, lasciando una residualità alla firma digitale? «Di certo, il CAD di nuova generazione non dovrà essere un coacervo stratificato di norme e regole in perenne modifica evolutiva e involutiva, ma dettare principi di carattere generale, spingendo molto l’acceleratore sui modelli organizzativi, sugli standard internazionali, sull’uscita dall’isolamento vissuto con scelte domestiche. Inoltre, va sottolineato – aggiunge Penzo Doria – che l’innovazione costa. Scrivere che qualsiasi norma potenzialmente innovativa si applica “senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio” equivale a sancirne il funerale prima del battesimo. Il futuro dell’amministrazione digitale italiana dovrà essere privo di innamoramenti tecnologici, ma contenere legami duraturi, che abbiano dignità e rispetto per l’innovazione rigorosa, per le soluzione organizzative, per la percezione del digitale come volano per le menti prima che per il profitto, sui quali far convergere investimenti controllati e monitorati costantemente con algoritmi e indicatori di efficacia, passando da un cambiamento culturale imprescindibile».
Nel corso del Convegno è stata annunciata la costituzione di un Gruppo di lavoro interassociativo “AGID” (Agenzia per l’Italia Digitale) – promosso da ANORC, coordinato da Andrea Lisi e sollecitato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – incaricato di proporre modifiche e integrazioni al Codice dell’amministrazione digitale.