Marco Fanizzi, numero uno dell’azienda, delinea le direttrici principali della strategia societaria facendo una carrellata sugli ultimi tre anni e mezzo dell’ICT in Italia
Metà marzo a Milano: non il tradizionale incontro stampa, ma una chiacchierata informale. Nella quale Marco Fanizzi, amministratore delegato di EMC Italia, sofferma l’attenzione sui temi, anche concreti, che più gli stanno a cuore. A cominciare dallo scenario economico degli ultimi tre anni e mezzo, cioè da quando il manager ha assunto la responsabilità della filiale italiana della società. “Poco meno di quattro anni fa ci trovavamo in un periodo non brillantissimo, come Paese. Per esempio, Expo era un buco nero nel quale pensavamo di finire in molti, mentre adesso i segnali sono molto positivi, e forse riusciremo a uscirne bene, come succede spesso quando l’Italia si trova in emergenza. Inoltre, dal mio ufficio, lo skyline milanese dava sulle macerie delle ex-Varesine, e invece ora è quello di una città che ha saputo reinventarsi, e bene. Ma non solo l’Italia sta meglio, perché adesso anche l’economia mondiale non è più quel disastro di quasi quattro anni fa”, esordisce Fanizzi. La reminiscenza prosegue ricordando che “all’epoca avevo un atteggiamento positivo verso il nostro piano triennale, forse con un pizzico di incoscienza. Ma EMC Italia è cresciuta bene, e non solo nei numeri, che pur rappresentano un trend positivo che si sta consolidando ulteriormente. Sono anche molto orgoglioso del fatto che ci siamo classificati al terzo posto in Italia nella classifica delle large company del Great Place To Work, con una progressione che ci ha portato dal 18° posto dei quattro anni fa al 13° e poi al sesto dell’anno scorso”.
Il modello della “federation”
Passando allo scenario attuale, Fanizzi non manca di sottolineare che “quattro anni fa EMC era un’azienda da quasi 15 miliardi di dollari a livello globale, mentre oggi sfiora i 25, con una crescita che è avvenuta soprattutto nel software: anche se siamo tuttora player di primo piano nello storage, il software rimane l’elemento vincente anche per il futuro. Non a caso, il 40% del nostro fatturato prodotti in Italia deriva dal software, anche perché il costo dell’hardware scenderà ancora”. Ma poi è naturale che il discorso si allarghi all’intera galassia di EMC, che come noto comprende anche VMware, Pivotal, RSA e VCE, in un modello di “federation” che secondo Fanizzi rappresenta “la risposta corretta alle sfide del mercato, perché ci permette di essere agili e veloci, per modificare il nostro business model in funzione di quelli che sono i trend del momento”. Soffermandosi in particolare su EMC, Marco Fanizzi spiega che “la nostra offerta tecnologica copre vari settori, ma risente puntualmente dei trend in atto nei quattro pilastri su cui si basa la nostra crescita, cioè gli ormai classici cloud, mobile, analytics. Anche se va detto che la reale esplosione è stata nel mobile, come è sotto gli occhi di tutti noi: solo due anni fa le app per le banche non esistevano, mentre invece oggi la nuova interfaccia è quella sullo smartphone. E questo vale anche e soprattutto in Italia, dove il mobile è anche uno strumento fashion”.
Crescita a due cifre
A proposito di Italia, cosa prevede il piano triennale di EMC Italia? “Una volontà di essere i primi attori nei quattro big trend, con processi di sviluppo che tengono al centro della nostra strategia le esigenze dei clienti. Le aziende e i CIO si trovano a gestire i data center in situazioni più estreme, e con un fattore competitivo sempre più spinto, per cui devono trasformarsi e tenere conto dell’enorme esplosione dei dati: noi cerchiamo di guidare questo, proponendo software per l’automazione dei data center che consentano di commettere meno errori e risparmiare risorse sui compiti ripetitivi. Ma non dimentichiamo il trend dello storage flash, che ci vede in primo piano con l’acquisizione di XtremIO, e con la quale oggi abbiamo il 52% del mercato flash, una tecnologia completamente diversa, con costi generali ridotti a un decimo rispetto ai sistemi tradizionali”.
Concludendo, il numero uno di EMC Italia anticipa che “nel 2015 pensiamo di chiudere con una crescita a due cifre, viste le buone premesse. Cresceremo anche come struttura: oggi siamo circa 500, ma abbiamo bisogno di persone nuove, come i data scientist per governare l’esplosione dei dati ma anche nuovi ingegneri e nuovi informatici che siano in grado di portare il loro punto di vista di persone giovani che si affacciano al mondo del lavoro”.