Il 2015 della società si apre nel segno del 6, come i miliardi di dollari di fatturato appena superati e come la nuova major release di vSphere, che crea la prima piattaforma unificata di cloud ibrido per tutte le applicazioni
Forte di un 2014 ricco di soddisfazioni, con una crescita del 16% rispetto all’anno precedente e un fatturato che ha raggiunto e superato quota 6 miliardi di dollari, VMware inizia l’anno puntando sempre più su un concetto di cloud ibrido nel quale la distinzione tra nuvola pubblica e privata non ha più ragione di essere, semplicemente perché diventa trasparente. È questo il senso dell’annuncio di inizio febbraio, che Pat Gelsinger, CEO della società, ha sintetizzato in un live webcast con il motto “one cloud, any app”. Perché in un mondo in cui le aziende chiedono sempre più “un’agilità di tipo software defined, un’integrazione sempre più trasparente e soprattutto una sicurezza intrinseca, noi proponiamo una piattaforma cloud che permette di avere un unico punto di gestione, senza soluzione di continuità dal cloud privato a quello pubblico”, ha sottolineato Gelsinger.
Il nuovo vSphere 6
La nuova piattaforma unificata e aperta di VMware comprende vSphere 6 e Integrated OpenStack, oltre a Virtual San 6 e vSphere Virtual Volumes per lo storage. Il piatto forte è costituito da vSphere 6: la nuova versione della soluzione flagship di casa VMware rappresenta, sempre nelle parole di Gelsinger, “il lancio più importante di vSphere mai compiuto, con uno sforzo notevole di innovazione che ha portato ad avere 650 caratteristiche inedite rispetto alla release precedente”.
Grazie anche a queste nuove feature, VMware vSphere 6 offre nuove capacità per far fronte alle esigenze di applicazioni di tipo business critical e native nel cloud, con maggiori livelli di prestazioni, scalabilità e consolidamento. Secondo la società, “le aziende saranno in grado di gestire migliaia di istanze dei componenti da una applicazione cloud-native singola. Le nuove funzionalità di scalabilità, prestazioni e disponibilità renderanno vSphere 6 la piattaforma di riferimento per la virtualizzazione delle applicazioni scale up come SAP HANA, i carichi di lavoro scale-out come Hadoop, e le applicazioni business-critical come Microsoft SQL Server, Oracle Database, e SAP ERP”. Ma non solo: un’altra delle novità più significative di vSphere 6 è Long-Distance vMotion, che consentirà la migrazione live dei carichi di lavoro anche su distanze intercontinentali, senza che vi siano downtime.
Supporto Open Stack e nuovo storage
Di rilievo anche l’annuncio relativo a VMware Integrated OpenStack, una distribuzione OpenStack che consentirà alle aziende di fornire agli sviluppatori velocemente e in maniera conveniente API aperte per accedere all’infrastruttura di classe enterprise di VMware. VMware definisce, testa e supporta tutte le componenti della distribuzione, compreso il codice open source OpenStack, e le fornirà gratuitamente ai clienti di VMware vSphere. Pe quanto invece riguarda lo storage enterprise, nascono VMware Virtual SAN 6 e vSphere Virtual Volumes: il primo rappresenta un deciso passo verso il software-defined storage, in quanto migliora la scalabilità e il livello delle performance della soluzione storage hypervisor-converged di VMware, mentre VMware vSphere Virtual Volumes offre un nuovo livello di integrazione storage per rendere gli array esterni “virtualization-aware” in maniera nativa.
Annuncio epocale
Alberto Bullani, regional manager di VMware Italia, ha sottolineato la portata “storica, se non epocale” dell’annuncio, visto che “stiamo presentando la prima unica e vera piattaforma oggi sul mercato che permette di avere un solo punto di gestione dal cloud privato a quello pubblico e che consente di spostare i carichi di lavoro da uno all’altro nei due sensi. I nostri maggiori competitor, che sono soprattutto Amazon Web Services e Microsoft Azure offrono ambienti completi ma hanno una modalità di spostamento dei workload che è a senso unico, mentre invece noi possiamo offrire la massima elasticità, creando un unico cloud che opera come un’estensione del data center interno, con accesso a risorse il cui limite è dato solo dal data center del service provider”.
Tutto questo, secondo Luca Zerminiani, pre-sales manager di VMware Italia, rappresenta il modo migliore per “operare nel mondo liquido di oggi, che mette sul piatto molte opportunità per chi le sa cogliere, e pone l’esigenza di avere un nuovo modello di IT che possa far lavorare le applicazioni tradizionali, cioè quelle che tengono in piedi le aziende, come i database, gli ERP e altro, ma deve anche dare la possibilità di preparare il nuovo e cogliere le opportunità. Il modello ‘One cloud, molte applicazioni’ abilita proprio questo, permettendo di avere a disposizione potenza on demand per tutte le nuove app e le iniziative di business, e in maniera completamente trasparente”.