Il programma di sviluppo digitale del Governo rappresenta l’ultima imperdibile occasione per dare un impulso alla modernizzazione dell’Italia
Negli scorsi numeri, abbiamo parlato più volte delle carenze e dei ritardi che affliggono lo sviluppo digitale del nostro Paese. Possiamo dire che negli ultimi quindici anni l’innovazione digitale ha pagato il prezzo della frammentazione delle competenze all’interno della PA.
Le cause sono molte, a cominciare dalla presenza di sistemi (e relativi fornitori) che hanno determinato un effetto lock-in a favore di tecnologie obsolete e/o non interoperabili. Non ultimo, un sistema normativo altrettanto obsoleto, che di fatto ha favorito il soddisfacimento di interessi circoscritti e lo sviluppo anche di pratiche talvolta ai confini dell’illegalità. Vogliamo ribadire ancora una volta che la ripresa economica italiana ed europea passano attraverso il rapido raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale europea. Nello scorso giugno 2014, il Consiglio europeo ha ribadito fra le principali ricette anticrisi proprio quella del mercato unico digitale. Una misura che vale il 3% del PIL all’anno.
La Digital Agenda Scoreboard della Commissione europea dipinge un quadro impietoso dell’Italia rispetto allo sviluppo di infrastrutture, servizi e cultura digitali. Alcuni dati per tutti:
- Il livello di utilizzo dei diversi servizi in rete è di norma inferiore alla metà del valore medio riscontrabile all’interno dell’Unione europea e, di conseguenza, molto distante dagli obiettivi europei fissati per il 2015.
- La diffusione dell’acquisto di beni e servizi in Rete è inferiore al 20% in Italia, a fronte del 47% medio dell’Unione europea.
- I cittadini italiani che hanno utilizzato servizi di e-government sono pari a circa il 21% rispetto alla media europea del 42%.
- Le piccole e medie imprese (con 10 e più addetti) che vendono online sono meno del 5% rispetto al 14% europeo.
- Le imprese italiane (10 e più addetti) sono allineate rispetto alla media europea in materia di utilizzo di applicazioni gestionali integrate (ERP), mentre il divario è più marcato per l’utilizzo di applicazioni di gestione della relazione con i clienti (CRM) e riguardo alla diffusione di dispositivi aziendali mobili.
L’innovazione per la crescita
Il piano di azione del Governo italiano muove da queste considerazioni e definisce quali infrastrutture, quali piattaforme e quali azioni di accelerazione devono essere sviluppate nei prossimi cinque anni, grazie all’investimento di oltre quattro miliardi e mezzo di euro.
In rapida carrellata, tra le infrastrutture abbiamo: il Sistema Pubblico di Connettività e la predisposizione Wi-Fi di tutti gli edifici pubblici; la Digital Security per la PA; la razionalizzazione del patrimonio ICT; il consolidamento dei data center e cloud computing; il Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID).
Le piattaforme sono: l’Anagrafe Popolazione Residente; i pagamenti elettronici; la fatturazione elettronica verso la PA; gli open data; la sanità digitale; la scuola digitale; e la giustizia. Le azioni di accelerazione consisteranno nella creazione per cittadini e imprese di uno spazio digitale unico dal quale gestire le proprie relazioni con la PA (Italia Login), lo sviluppo delle competenze digitali e delle città e comunità “smart”.
Scelte strategiche e priorità
Ebbene, non volendo entrare nel merito delle scelte strategiche e delle priorità, vogliamo limitarci a riaffermare quanto sia importante procedere speditamente nello sviluppo di tali iniziative, possibilmente anticipando le tempistiche prospettate, senza restare impigliati nelle maglie della burocrazia degli appalti e facendo scelte tecnologiche in grado di garantire flessibilità e scalabilità. Inoltre, molte delle attività elencate in precedenza impongono una drastica revisione dei processi che – a sua volta – dovrà determinare la riscrittura di una normativa obsoleta. Quindi, non più processi che si adattano alla normativa vigente, ma processi trasparenti che ridisegnano un sistema di governance digitale efficiente e che vanno a costituire l’impalcatura per la normativa di riferimento. Da qui, il compito non facile dell’AgID e di tutti i soggetti coinvolti di gestire efficientemente questa fase. Ma anche la necessità che cittadini e imprese diventino parte attiva di questo cambiamento, superando resistenze e scetticismi per arrivare ad avere una migliore qualità di vita e lavoro. Adesso o mai più.
Francesco Bellini presidente del Comitato Tecnico ICT di ANDAF e senior partner Eurokleis