Lenovo compete su tutti i mercati. Server x86 ex-IBM integrati anche in Italia

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Come previsto, dall’inizio di quest’anno è stato completato anche nel nostro Paese il passaggio dei server x86 di IBM  al colosso numero uno mondiale dei pc, che rinnova le ambizioni anche nell’area enterprise

La promessa è stata mantenuta. Non che vi fossero dubbi, vista la serietà di entrambe le parti. Ma è un fatto che a partire dal primo giorno del 2015 la transizione a Lenovo, di dipendenti e attività commerciali del business IBM x86 si è completata anche in Italia. In effetti, già dal primo ottobre 2014 l’integrazione era divenuta operativa nelle aree USA e Asia, ma in ragione dell’ampio numero di paesi e di processi coinvolti nell’area EMEA, la società aveva anticipato che il passaggio sarebbe avvenuto nei mesi successivi, per garantire un’integrazione fluida e ottimizzata. Adesso, la transizione a Lenovo si è completata praticamente in tutta l’area EMEA, dove il passaggio ha riguardato circa mille persone delle oltre seimila e 500 impegnate a livello globale nel business x86 ex-IBM. Per la cronaca, va segnalato che in ambito EMEA ci sono ancora una manciata di paesi minori che affronteranno il passaggio a brevissimo termine.

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NUOVA STRUTTURA

Tornando all’Italia, oltre 50 persone sono entrate a far parte del team di Lenovo: «In questa prima fase dell’integrazione stiamo identificando le modalità per ottimizzare al meglio il coverage sul mercato e sui clienti» – spiega a Data Manager, Mirko Poggi, general manager e amministratore delegato di Lenovo Italia. In effetti, per la filiale italiana del colosso numero uno mondiale dei pc si tratta di un salto di dimensioni non indifferenti: «La nostra organizzazione era numericamente inferiore ai 50 e più nuovi ingressi, capitanati da Alessandro De Bartolo, precedentemente al timone dell’area x86 in IBM, che ha assunto in Lenovo Italia la carica di EBG (Enterprise Business Group) Leader. Il nuovo team che va oggi a integrarsi nella filiale italiana ci permetterà di rafforzare notevolmente il nostro livello di copertura e penetrazione sul mercato, anche da un punto di vista qualitativo, grazie alle nuove competenze di tipo infrastrutturale portate in dote dalle persone ex-IBM e che prima non avevamo in questo settore» – sottolinea Poggi. Anche dal punto di vista logistico, Lenovo Italia assume una nuova struttura: se fino a ora le persone erano tutte concentrate nella sede di Segrate alle porte di Milano, oggi si aggiunge una nuova filiale a Roma. L’occasione è stata colta anche per rinnovare gli uffici esistenti, uniformandoli a un nuovo layout che si ispira al concetto di “smart working”, un’iniziativa intrapresa a livello di intera regione Sud-Europa di Lenovo – che comprende Italia, Francia, area iberica e Israele.

AMBIZIONI DI MERCATO

Come noto, Lenovo ha acquisito il business dei server x86 di IBM per intero e si è impegnata a proseguire nella roadmap di prodotto IBM x86, che comprende anche i sistemi integrati Flex basati su piattaforma x86. Lenovo continuerà perciò a sviluppare e innovare in tutte queste famiglie di prodotto. Come già annunciato, IBM continuerà a effettuare i servizi di supporto e manutenzione per conto di Lenovo per un congruo periodo di tempo, per far sì che i clienti abbiano la garanzia di una transizione assolutamente fluida e senza cambiamenti nel supporto e nella manutenzione. Infine, per quanto riguarda il mercato dove l’ambito x86 vale a livello mondiale una cifra attorno ai 42 miliardi di dollari e presenta ancora delle prospettive di crescita, l’obiettivo dichiarato di Lenovo è quello di essere sempre più protagonisti. «Nel 2015, intendiamo arrivare a un fatturato x86 nell’ordine dei cinque miliardi di dollari globali, mantenendo un buon livello di profittabilità. In questo scenario, l’Italia può dare un ottimo contributo al totale, visto il buon andamento di questo segmento. Se a livello mondiale Lenovo è attualmente al terzo posto, in Italia oscilliamo tra la seconda e la terza posizione in relazione al trimestre considerato, e questo ci rende molto ottimisti» – conclude Mirko Poggi.

 

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