Spazio: è partita la sonda Hayabusa 2

Dopo alcune incertezze a causa del maltempo, il razzo con a bordo la sonda è decollato dal centro spaziale di Tanegashima, in Giappone

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Obiettivo primario: atterrare su un asteroide e riportare al suolo alcuni campioni. Questo è il lavoro che dovrà compiere la sonda Hayabusa 2, lanciata nello Spazio dall’Agenzia Spaziale giapponese. Il lancio era stato rinviato a causa del maltempo per ben due volte, prima del via definitivo dal sud del Giappone. Il “falco pellegrino” (cosi si traduce Hayabusa in italiano) è una delle più ambiziose missioni spaziali mai studiate. Nei piani degli esperti, la sonda dovrà raggiungere l’asteroide 1999 JU3 più o meno tra tre anni e mezzo, nel 2018, atterrando sulla superficie e rilasciando poi diversi rover (piccoli robot) che dovranno analizzare e prelevare campioni del suolo. Entro il 2020 è atteso il ritorno sulla Terra, dove gli scienziati potranno studiare il materiale raccolto nello Spazio.

Studiata al dettaglio

La sonda Hayabusa 2 è spinta da un motore ionico, in grado di far muovere il veicolo grazie all’emissione di ioni, che sono atomi senza un elettrone. Si tratta di un modo per consumare meno carburante e di preservare così l’integrità dell’ecosistema spaziale, che da qui in avanti a causa delle numerose missioni potrebbe risentire dello smog causato dall’uomo. Il sistema è quindi eco-sostenibile ma anche limitato. Non a caso il viaggio della sonda è così lungo: il viaggio tramite motore ionico procede più lentamente rispetto a quelli classici. Anche per questo, una volta in orbita, la navicella rimarrà in volo per un anno e mezzo, in modo da mappare la superficie dell’asteroide di destinazione per consentire l’individuazione delle aree di discesa dei rover.

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