L’anno di tanti non, volti nuovi, molti shift

Rizzotto Fabio_Idc

Si chiude un altro anno di trasformazione. L’apparente perdita di “sovranità” delle funzioni ICT è un’opportunità se bilanciata con la prospettiva di innovare processi, offerte, modelli per agire su mercati sempre più complessi, geograficamente e concettualmente estesi

Un primo bilancio dell’anno ci consegna alcuni “non”: non si torna al passato, non c’è ripresa come l’abbiamo conosciuta finora, non si ripetono stesse logiche per decidere nuovi investimenti, non si cambia senza un lavoro di squadra, non si innova se non si abbandonano vecchi schemi e processi. Il ruolo, l’accesso all’ICT come lo abbiamo conosciuto finora lascia il passo a nuove dimensioni dove la consumerizzazione entra nelle imprese, soluzioni e piattaforme tecnologiche mutano da strumento di supporto ad abilitatori di nuovi modelli di business, i prodotti e servizi sono sempre più digital intensive.

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Se tutti partecipiamo a disegnare un nuovo mondo, allora anche le competenze vanno ridisegnate, riassegnate. Il mondo è più complesso e mai come adesso servono gli “addetti ai lavori”. A ciascuno il suo: l’economia globale gira in modo diverso, le aziende devono cambiare. L’ICT può e deve essere concepito in modo diverso per far uscire le funzioni IT dalla visione make, allentare il peso della “gestione” per dedicarsi a processi e priorità di business. I provider di soluzioni e servizi innovativi (si pensi al cloud) possono prendersi carico di funzioni e processi più estesi che le aziende “cedono” per concentrarsi sul new business.

Intanto le dinamiche socioeconomiche corrono

I dati Unioncamere sulla natimortalità delle imprese in Italia per i primi nove mesi dell’anno parlano chiaro: il saldo del primo trimestre è negativo sebbene in miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2013; fallimenti e cessazioni hanno impattato fortemente con un aumento superiore al 20% sull’anno prima. Il secondo trimestre è stato più incoraggiante, con un saldo positivo dato da un rallentamento delle cancellazioni e da un trend positivo delle nuove imprese, che tuttavia è il dato più basso tra quelli registrati nel secondo trimestre dell’ultimo decennio. Trend positivo confermato anche nel terzo trimestre che però continua a risentire di fallimenti e crisi del tessuto artigiano. Tutto questo è solo una parte del problema: ricadute, occupazioni e vertenze aperte in imprese in crisi completano il quadro. La domanda interna è debole e le prospettive di crescita sono affidate all’esportazione (anche di prodotti/servizi ICT) e alla capacità di diventare più attrattivi per gli investimenti stranieri.

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Come evolve la spesa IT in questo scenario?

Le stime IDC preliminari per la chiusura dell’anno vedono un mercato complessivo in contrazione (-0,5%), al cui interno si confermano dinamiche contrastanti. Il mercato dei Servizi IT, dopo anni di pesante flessione, dovrebbe attestarsi su un segno positivo (+0,3%), grazie all’impatto positivo delle iniziative di trasformazione IT e al rallentamento nella flessione delle tariffe professionali. Il segmento del Software risente delle dinamiche congiunturali e dello shift verso modelli di pricing e deployment più flessibili e dovrebbe chiudere con un segno negativo di -0,6% sul 2013. Il segmento dei prodotti Hardware, dopo anni di pesante contrazione, dovrebbe attestarsi su una relativa stabilità (+0,2% a valore sul 2013), segno di un ciclo di replacement e trasformazione dagli ambienti Server, Storage, Networking alla parte pc client e dispositivi multifunzione. Sono tuttavia gli strumenti mobili (smartphone, tablet/readers) a sostenere il mercato Hardware. Se escludessimo dal computo del valore del mercato Hardware questi segmenti, il totale mercato IT subirebbe una flessione ulteriore da -0,5% a -2,9%, senza considerare l’impatto indotto su componenti software e servizi IT.

Cosa ci lascia il 2014 oltre i numeri?

Circa dodici mesi fa, abbiamo disegnato le tendenze per l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle. Le IDC Predictions condotte ormai un anno fa per il mercato italiano si sono sviluppate sull’onda dell’affermazione crescente dei nuovi paradigmi (Cloud, Mobile, Social, Big Data) nel tessuto socioeconomico. Abbiamo immaginato che questa trasformazione avrebbe portato in primo piano alcuni concetti. Il primo è Integrazione: in senso tecnologico e non, architetturale e infrastrutturale, applicativo e di processo. Il secondo è Visibilità: come esigenza e risultato, sui processi, sulla periferia, sui fenomeni che monitoriamo, visibilità come elemento fondamentale per poter comprendere e agire. Il terzo è Standard: ci riporta alla semplificazione, all’allineamento su framework comuni, a sostenibilità, scalabilità, aderenza. Il quarto è Coopetition: mai come in questi anni di abbattimento di confini e di diversificazione, l’industria ICT presenta alleanze e partnership in costante mutamento. Infine, il quinto driver “Inside-out”: capire il business per capire le evoluzioni tecnologiche, entrare all’interno delle maglie aziendali per tirar fuori le direzioni di sviluppo. L’abbiamo usato per sintetizzare un cambiamento epocale che sta (ri)mescolando giochi di ruolo e influencer dentro le aziende, con nuove logiche che l’industria ICT deve mettere in atto per guidare l’innovazione, e nuove figure aziendali che vengono proiettate nella grande arena delle decisioni legate all’innovazione.

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C’è molto shift

Tecnologico, di processo, di ruoli, decisionale, di spesa. Chi sono i nuovi decision makers o influencer per le decisioni di investimento IT? Esiste ancora un budget IT o sarebbe meglio definire una nuova grandezza come “Innovation budget”? Le lines of business (LOBs) che ruolo hanno? Come ne esce l’IT da questo anno? La novità è che IT e LOB hanno cominciato a giocare su terreni completamente nuovi e sconosciuti. Non ci sono regole scritte e valide per tutte le organizzazioni, abbiamo assistito e assisteremo a movimenti e scelte eterogenee. Nel nostro dialogo con le aziende abbiamo colto situazioni molteplici, di cui si possono scolpire gli estremi: si va da «il nostro IT si è profondamente trasformato, coordina e gestisce anche le attività digital dal punto di vista organizzativo, dei processi e dei risultati», fino ad altri estremi in cui la posizione è «la nostra azienda ha fatto una scelta netta assegnando al dipartimento IT competenze di gestione del back-end e dei servizi IT interni, mentre abbiamo predisposto una struttura completamente nuova per gestione risorse IT, competenze e offerte in chiave digital per il mercato».

Sono molte le aziende in cui il peso, la complessità dell’IT contrapposta alla forte esigenza di rinnovamento “digital” (Digital Product and Services, eCommerce, Web, Mobile App, Social etc..) pone ancora grandi dilemmi.

IT Shadow

Se da un lato in casi ancora più estremi abbiamo visto assegnare all’IT interno il ruolo di “bad company” con il bagaglio negativo del passato, sul fronte digital ai successi si alternano sfide ancora irrisolte: molte realtà sono ancora combattute tra esigenza di conservazione dei ricavi da canali e servizi tradizionali (spesso in contrazione) e tentativi di trasformazione “digitali”, con risultati spesso inferiori alle aspettative e difficoltà di misurazione dei ritorni.

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Un’altra conseguenza è lo shift della spesa IT verso il business, con le funzioni di business più coinvolte nella definizione degli investimenti. Fenomeno globale che si sta affermando anche in Italia seppure in forme meno accese che all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, dove la quota di innovazione IT finanziata dal business appare più alta. Tuttavia anche da noi, fermo restando una componente di spesa finanziata ancora autonomamente dalla funzione IT, le nostre stime confermano una quota maggioritaria di spesa “concordata”, finanziata dall’IT piuttosto che dal business. Rimane tuttavia una quota intorno al 18% totalmente in mano alle funzioni di business, tra cui si annida il fenomeno IT Shadow. Entriamo nel 2015 con nuovi bisogni. Per esempio, quello di misurare i nuovi fenomeni. Come al solito, sarà un altro anno veloce, e alla velocità si aggiunge anche il ritmo. Buon anno, buon ritmo, buona misurazione.

Fabio Rizzotto, senior research & consulting director – IDC Italia