La startup trevisana ha inventato un modello sostenibile per la creazione di guide turistiche mobili su cartografia open source
Location based services e user generated content sono due tematiche molto consolidate. Il loro abbinamento in questa epoca di mobilità imperante è del tutto naturale e diverse iniziative fanno leva sul crowdsourcing e il social networking mobile per sviluppare contenuti e servizi geolocalizzati, specie in comparti come le guide per viaggiatori, con i loro itinerari illustrati e costellati di “point of interest” culturali o commerciali, o di infotraffico per automobilisti. Malgrado i casi di successo, che non mancano, rimangono ancora margini di scetticismo sulla sostenibilità economica di molte iniziative.
Ma ecco che nel discorso si inserisce Wami, un’azienda di sviluppo software avanzato della marca trevigiana, zona di Prosecco tanto per intendersi (e no, niente a che vedere con il celeberrimo incubatore dall’iniziale muta che vi è venuto subito in mente). Costituita nel 2008, inizialmente Wami si focalizza sullo sviluppo di app mobili, puntando molto sulla solida preparazione tecnologica dei fondatori e del loro team. «Io e Carlo Schiesaro – racconta Enrico Piovesan, uno dei fondatori di Wami – ci siamo incontrati all’università e abbiamo subito capito che volevamo soprattutto fare delle cose. Insieme abbiamo anche lavorato a Lugano. Wami è nata con lo spirito della startup, ma siamo stati fortunati, raggiungendo prestissimo un break even che di fatto ci ha permesso di saltare la fase di incubazione. Non abbiamo ancora raccolto un solo round di finanziamento, almeno finora».
Travel Experience
L’elegante grafica del sito web dell’azienda fa immediatamente capire che il settore di attività di Wami è quello delle guide mobili territoriali curate “dal basso”, sotto il coordinamento e con il contributo di chi le città e le regioni descritte le conosce a fondo. Sono già state realizzate circa trenta guide, alcune delle quali in via di rifinitura e lancio. Da qualche tempo ai contenuti delle guide si è aggiunta la nuova sezione (ancora in beta) delle “Travel experience” che si basano sullo stesso concetto di profonda conoscenza dei luoghi. A differenza delle guide – veri e propri microprogetti imprenditoriali che coinvolgono editor e collaboratori – le “experience” sono aperte al contributo di singoli abitanti o viaggiatori. Non sorprende che uno dei primi itinerari è firmato dallo stesso Piovesan, che ci conduce – con grande maestria – attraverso i sentieri e le fortificazioni dei soldati che hanno combattuto a Montegrappa, nella Prima guerra mondiale.
«L’idea delle guide nasce da un analogo progetto commissionato alla nostra agenzia da un cliente di Lignano Sabbiadoro. Dopo il successo di quel prodotto, con sessantamila esemplari scaricati, abbiamo deciso di estendere la possibilità ai locali di raccontare il loro territorio con un modello che è in grado di generare business».
La formula magica escogitata da Piovesan e Schiesaro (che non prende parte a questa intervista perché da qualche tempo si è trasferito a Londra per vagliare le opportunità di internazionalizzazione di Wami) prevede la creazione di veri e propri rapporti di partnership con i responsabili delle guide. Gli editor dei progetti – oltre a curare il fondamentale aspetto del contenuto – operano come dei piccoli imprenditori locali, allacciando a loro volta relazioni con i potenziali inserzionisti: tutte le aziende, gli esercizi commerciali, le strutture turistiche che possono avere interesse a promuovere le loro attività. «In pratica – spiega Piovesan – ogni guida funziona a sua volta come un’azienda. Con le guide finora realizzate, Wami fa lavorare una novantina di persone».
Fucina di software
Con la sua fucina di software, Wami mette inoltre a punto una serie di tool analitici che aiutano i curatori delle guide e i loro clienti a estrarre quante più informazioni possibili sul comportamento degli utenti delle guide e sulla loro relazione con i punti di interesse e l’offerta degli inserzionisti. Dalla stessa fucina emergono continuamente idee che servono per migliorare i prodotti esistenti o per aprire nuove linee di servizio. Le “Travel experience” sono il risultato della volontà da parte di Wami di agire come l’editore di un magazine orientato allo user generated content, attraverso una serie di strumenti B2C per la gestione dei singoli contributi.
Un altro grosso lavoro, per esempio, è quello che Wami ha prodotto con Open Street Map (OSM), un progetto comunitario internazionale che punta a sviluppare una mappatura stradale globale analoga a quella di Google Maps, ma in chiave completamente open source. Da qui, deriva un terzo ramo di attività, essenzialmente rivolto ad aziende e sviluppatori software terzi, che Wami ha presentato da poche settimane a Todi, in occasione dell’evento Appy Days, attività che la startup trevigiana realizza in stretta collaborazione con Express Cloud, la piattaforma di servizio per PMI dell’operatore Clouditalia. L’idea consiste nel mettere a disposizione degli sviluppatori esterni le Api in formati standard (in questo caso Json) che permettono di accedere direttamente ai dati Osm per creare nuove applicazioni e servizi che necessitano di cartografia.
Ridistribuire la conoscenza
«Inizialmente ci siamo rivolti a Open Street Map per colmare la nostra esigenza di creazione di mappe offline dei luoghi illustrati dalle nostre guide, racconta Davide Cattarin, specialista della piattaforma Android che ha seguito il nuovo progetto Wami Map. Ci siamo subito resi conto che questo strumento ci consentiva di accelerare molto il tempo di sviluppo di una nuova guida, automatizzando il lavoro preliminare comune a ogni prodotto». Trattandosi di un progetto open source, chiunque può accedere in modo aperto ai dati Osm, ma con la sua nuova iniziativa, Wami ha costruito un metodo che ristruttura questi dati e li rende disponibili in un formato molto più standard e fruibile. «All’evento di Todi – aggiunge Cattarin – abbiamo dimostrato che bastano letteralmente pochi minuti per sviluppare una app che visualizza una mappa con punti di interesse contestualizzati sul display di uno smartphone o di uno smartwatch Pebble». E Piovesan rincara la dose: «Un po’ provocatoriamente diciamo che un servizio come Wami Map permette in teoria di costruire un concorrente di Foursquare in un pomeriggio». Enrico Piovesan racconta che se all’inizio, Wami si era rivolta a Clouditalia per avere uno spazio su cui implementare Wami Map, il marketing del cloud service provider è rimasto talmente entusiasta che ha voluto farne una iniziativa congiunta. «È la classica soluzione win-win: noi utilizziamo le risorse di Clouditalia anche per lo sviluppo dei nostri prodotti e grazie a Wami Map, Clouditalia può fare posizionamento e marketing. Il valore non sta nel modello di business, che per il momento non c’è, ma nella ridistribuzione della conoscenza in pura chiave open source. Siamo sempre convinti che se fai del bene, il bene ti tornerà indietro». La mappa del viaggio di ritorno, in questo caso, è già assicurata.