Alcune imprese tecnologiche hanno realizzato linee guide per aiutare le software house a preservare i diritti umani. Ecco cosa propongono
Si chiama TechUK ed è il gruppo britannico che si è schierato in difesa dei diritti digitali di chi utilizza programmi informatici. Una necessità che è sempre più presente viste le recenti vicende sui soprusi alla privacy digitale raccontati dal Datagate. Per questo TechUK ha steso delle best practices per permettere alle compagne di fare scelte intelligenti sui loro prodotti, non solo in termini di profitto ma anche di protezione delle attività degli utenti. Le linee guida esaminano fattori come il panorama legale e le richieste dei singoli governi fatte ai big dell’industria hi-tech, spiegando come le imprese non debbano sentirsi sole nel combattere contro i mulini a vento ma che mettano in piedi anche eventuali alleanza per combattere un nemico comune.
Documento condiviso
In occasione del lancio dell’iniziativa, per ora localizzata nel Regno Unito, Lucy Purdon, project manager dell’Institute for Human Rights and Business (IHRB) ha detto: “Mentre le tecnologie per la sicurezza informatica possono aiutare a difendere grandi reti e network, alcuni prodotti possono perseguire gli obiettivi di governi spia, tracciando le attività di soggetti scomodi come attivisti, giornalisti e oppositori locali. Non nemmeno così raro che software di monitoraggio siano indirizzati a costruire cluster predefiniti per individuare, ad esempio, orientamenti sessuali, credi religiosi o gruppi di appartenenza sociale”. Basandosi sui principi guida sul commercio e diritti umani dell’Unione Europea, Purdon ha invitato tutte le software house al mondo di negare lo sviluppo di programmi spia, sia per aiutare agenzie private che governi.Il documento sottoscritto dai partecipanti a TekUK è accessibile a questo indirizzo e, si spera, possibile oggetto di ispirazione per altri paesi.