58 contrari e 42 favorevoli alla proposta di legge che avrebbe riformato la NSA. Ma entro il 1 giugno 2015 qualcosa dovrà cambiare
Come un fulmine a ciel sereno, è questa la sensazione che si ha alla notizia che il Senato degli Stati Uniti ha respinto la proposta di riforma della National Security Agency. Si attendeva un esito ben diverso dalle votazioni tenute stanotte (ora italiana) presso il Senato USA. Alla fine sono stati 58 i voti contrari e 42 i favorevoli, troppo poco per arrivare ai 60 necessari per poter avviare l’iter di discussione sulla legge, che avrebbe messo fine alle controverse azioni della NSA nel collezionare i metadati telefonici e digitali degli americani (e non solo). Anche se le compagnie telefoniche avrebbero continuato a conservare una copia dei dati, sarebbe cambiato il modo in cui l’Agenzia di sicurezza nazionale avrebbe pescato in tali informazioni, con la necessità di avere più di un permesso da parte del discusso tribunale del Fisa.
Gioco dell’oca
Come detto ora siamo di nuovo al via. I politici statunitensi hanno deciso di bocciare la richiesta di riforma stilata nei mesi scorsi da Patrick Leahy, presidente pro-tempore del Senato. Una sconfitta per tutti, in primo luogo per le associazioni in difesa dei diritti civili, come la Electronic Frontier Foundation, che avevano cooperato con Lehay per la stesura del documento, considerato una rarità nel panorama costituzionale statunitense. Di certo qualcosa dovrà cambiare entro il 1 giugno del 2015. In quella data scadrà infatti la sezione sezione 215 dello USA Patriot Act, quella che permette ai capi dell’Intelligence di accedere alle registrazioni telefoniche delle persone considerate una minaccia per il paese. Che si voglia far proseguire la NSA nelle sue pratiche anarchiche di spionaggio o si decida di porre un freno, è certo che entro pochi mesi il Congresso dovrà prendere una decisione, con o senza Obama.