La Scienza diffida della pillola contro il cancro di Google

Google nanoparticelle? La Scienza non ci crede

Alcuni scienziati esperti in nanotecnologia hanno sollevato i loro dubbi sulla pillola hitech contro il cancro che Google sta realizzando

I laboratori di Google X stanno lavorando per realizzare una tecnologia che permetterebbe di prevedere l’insorgere di malattie come il cancro in tempo utile per fermarle. Il progetto prevede l’utilizzo di nano-robot che inseriti all’interno di una pillola penetrano nel flusso sanguigno del paziente dopo averla ingerita. Le nanoparticelle successivamente scandagliano il corpo alla ricerca dei segnali della presenza della patologia e successivamente inviano le informazioni raccolte ad una fascia hitech indossabile. I progetto di Google, che ha anche aumentato i propri sforzi nella ricerca sul genoma, è certamente lodevole e ambizioso ma la comunità scientifica non è particolarmente d’accordo sul fatto che possa essere effettivamente realizzato.

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Le nanoparticelle di Google? Per gli esperti è “fantascienza”

Sul MIT Technology Review, la rivista ufficiale del MIT di Boston, è apparso un articolo intitolato “Reality Check for Google’s Nanoparticle Health Tests” in cui sono riportati diversi interventi sull’effettiva possibilità di utilizzare le nanoparticelle per la cura contro il cancro da parte di diversi scienziati esperti nel settore.

Chad Mirkin, direttore dell’Istituto Internazionale per le Nanotecnologie presso la Northwestern University, è ben felice che una multinazionale potente come Google abbia intrapreso questo progetto ma ha anche sottolineato come Big G, che ha lanciato la sua piattaforma per la salute Google Fit, abbia solo descritto “l’intenzione di fare qualcosa, non una scoperta o un percorso per arrivarci”. Secondo l’esperto si tratta “più di fantascienza che realtà mediatica. E’ un buon episodio di Star Trek”.

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“Oltre alla sfida di rilasciare le nanoparticelle e quella della lettura di un loro segnale, un’altra domanda chiave è se il sistema sarà al sicuro”, afferma Robert Langer, professore presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica del MIT. Sulla stessa lunghezza d’onda anche John McDonald, docente presso la Georgia Tech, sottolinea come “uno dei grandi ostacoli che abbiamo avuto con le nanoparticelle magnetiche era la loro tossicità”. “Anche se tutto è possibile, – ha aggiunto l’esperto – penso che ci possono essere modi più efficaci per rilevare il cancro e altre malattie in una fase precoce rispetto all’approccio previsto da Google”.