Il Parlamento Ue punta a scorporare Google

Il Parlamento Ue vuole scorporare Google

Il Parlamento europeo propone di imporre la separazione fra Google e l’attività di ricerche online per ridare concorrenza al settore

Con una mossa clamorosa, il Parlamento europeo potrebbe concludere la diatriba fra Google e gli organi continentali. Big G è stato accusato di abuso di posizione dominante nell’ambito delle ricerche perché favorirebbe i proprio servizi a discapito di quelli dei concorrenti. L’azienda di Mountain View, che in Spagna è costretta a subire una legge costruita per limitarne l’azione, aveva quindi spedito a Bruxelles una proposta per risolvere la situazione ma questa non sembrava aver convinto l’ex commissario Antitrust Joaquin Almunia, che aveva minacciato dure sanzioni nei confronti del colosso del web.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Secondo quanto riporta il Financial Times, il Parlamento europeo ha preparato un bozza in cui propone la divisione fra il settore advertising e Google Search per salvaguardare la concorrenza del mercato.

Il Parlamento Ue vuole indebolire Google

Nella bozza di risoluzione, il Parlamento Ue esprime l’intenzione di creare “un pacchetto di diversi motori di ricerca” a livello nazionale per far sì che colossi internazionali come Google, che non viene mai menzionato direttamente nel documento, possano approfittare del loro stato “apolide”. L’idea è di separare l’aspetto pubblicitario da quello delle ricerche online o di imporre lo scorporo dell’azienda in diverse filiali autonome a livello di nazione.

Negli USA un giudice ha stabilito che sulla base del primo emendamento, che sancisce la libertà di parola nella Costituzione statunitense, Google ha piena libertà in merito al posizionamento dei link all’interno del proprio motore di ricerca. In Europa sono invece nate diverse correnti, supportate dagli editori, che vogliono indebolire il monopolio di Google. Ora pare che il Parlamento Ue (Partito Popolare e Socialista) e diversi governi, in particolare Germania e Francia, stiano facendo pressioni sul nuovo commissario digitale, Günther Oettinger, affinché trovi un escamotage per imporre a Google un regime fiscale molto meno agevolato. Senza il parere positivo della Commissione, che regola le norme legislative a livello continentale, il Parlamento non può infatti imporre la separazione fra l’attività commerciale di Big G e le ricerche. Il voto finale sulla questione dovrebbe arrivare il prossimo 27 novembre.

Leggi anche:  Torna a Milano l’ottava edizione dei Digital Design Days