Intercloud: il futuro della nuvola è sempre più ibrido

Dopo i primi annunci della primavera scorsa, l’alleanza Cisco che abbatte le barriere tra cloud privati e pubblici guadagna trenta nuovi partner globali e si consolida con il rilascio di Cisco Intercloud Fabric

Procede a velocità sostenuta l’ambizioso progetto Intercloud, lanciato da Cisco per coinvolgere il maggior numero di partner – tra fornitori di tecnologia, integratori e operatori – nella creazione di una rete globale di data center rivolti a supportare le aziende nelle loro strategie cloud ibride. Dopo il primo annuncio della primavera di quest’anno, Cisco ha confermato in queste ultime settimane che all’alleanza si sono aggiunte altre trenta nuove società, tra cui Deutsche Telekom, British Telecom, NTT Data ed Equinix. L’arrivo dei nuovi partner espande la portata di Intercloud con duecentocinquanta ulteriori data center in cinquanta paesi e rende sempre più concreto l’obiettivo fissato da Cisco: offrire ai clienti su scala globale una piattaforma capillare e sicura, capace di supportare i requisiti delle Web application e della Internet of Everything.

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Intercloud ha due fondamentali aspetti, uno strategico, l’altro più tecnologico, che Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia, ha voluto approfondire con Data Manager. «Strategicamente, Cisco intende promuovere la possibilità di interconnettere tra loro “nuvole” eterogenee. Questa è una capacità ad alto potenziale nell’accezione della Internet delle cose perché significa dare scalabilità di risorse virtualmente infinita, poter gestire esigenze locali – che soddisfino per esempio le diverse regolamentazioni in materia di trattamento dei dati – e orchestrare in modo uniforme cloud di tipo privato o pubblico». In altre parole, aggiunge Pierro, con Intercloud, Cisco punta ad avere un ruolo simile a quello che il colosso dei router ebbe all’epoca della transizione dalle Lan, le reti locali isolate tra loro, alle Wan, le reti di reti che hanno aperto la strada al concetto di connettività diffusa di Internet.

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«Oggi – precisa Pierro – non si tratta solo di mettere in connessione reti diverse, ma di estendere l’ambito del cloud privato alla condivisione omogenea di dati e di carichi di lavoro, secondo le esigenze specifiche dei clienti finali». Cisco Intercloud vuole insomma costituire una piattaforma per lo sviluppo di applicativi a livello globale e dare ai clienti strumenti che facilitano l’erogazione delle risorse attraverso un modello cloud ibrido e il rispetto dei livelli di qualità di servizio e di compliance.

Il percorso seguito in questi ultimi sei mesi ha dato ottimi risultati. Oggi sono quasi quaranta le aziende che collaborano con Cisco in quest’ambito, garantendo una grande copertura geografica e di specializzazioni. «Del resto, la richiesta è a sua volta sempre più pervasiva. Anche molti dei grandi sviluppatori di software, alcuni dei quali fanno già parte dell’alleanza, vanno nella direzione delle infrastrutture ibride, semplificando le loro applicazioni sul piano della gestione, dell’aggiornamento, del time to market».

Da un punto di vista più propriamente tecnologico, la notizia più importante è il rilascio di Cisco Fabric Intercloud, un software che proprio nella gestione dei carichi di lavoro distribuiti offre quattro grossi vantaggi. «Innanzitutto – dice ancora Pierro – la possibilità di scegliere su quale tipo di cloud, privato o pubblico, erogare un servizio, in funzione dei modelli di business adottati o delle specifiche esigenze del CIO o delle varie divisioni aziendali». Un altro punto è la consistenza delle interfacce, che a sua volta consente di spostare da una nuvola all’altra non solo i workload ma anche le regole e le policy a essi associati. E infine un controllo centralizzato sull’effettivo utilizzo dei carichi e la piena compliance rispetto alle diverse necessità locali, pur mantenendo la disponibilità globale di un applicativo.

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Cisco Intercloud conferma la strategia di Cisco nello sviluppare soluzioni e servizi focalizzati sulla user experience, svincolandosi dalle dipendenze tecnologiche nel private o public cloud. «In fatto di ambienti di virtualizzazione, per esempio, siamo del tutto agnostici, utilizzare un tipo di hypervisor in un data center non mi costringe a servirmi dello stesso hypervisor altrove». Cisco Intercloud è un ulteriore elemento che va a complementare la proposizione basata su Application Centric Infrastructure, le applicazioni sono il focus dello sviluppo tecnologico. Intercloud, conclude però Pierro, avrà anche una componente finanziaria. Attraverso Cisco Capital sarà infatti disponibile un miliardo di dollari di finanziamenti per accelerare ulteriormente l’adozione delle soluzioni che servono per implementare la visione del cloud ibrido “Cisco powered”.