Governi avidi di Facebook

Nonostante lo scandalo NSA e l’aumentare del senso civico sui dati personali diffusi in rete, gli stati vogliono sempre più informazioni

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Non bastano mai. I dati sensibili diffusi dalle persone sui social network sono un tesoro troppo importante perché i governi ne facciano a meno. E’ quanto rivela Facebook nel suo report periodico sulle richieste informative da parte delle autorità di tutto il mondo (ecco quelle in Italia). L’analisi di Facebook copre non solo le richieste governative fatte in base agli ordinamenti nazionali come quello statunitense del Fisa, ma anche quelle che riguardano la richiesta, da parte degli iscritti al team di Facebook, di rimuovere certi contenuti, ritenuti ad esempio offensivi o generati da spam. In pratica i governi vogliono sapere tutte le mosse che sulla piattaforma compiono gli utenti da ogni parte del pianeta.

Incremento della domanda

Si tratta della logica conseguenza dello spostamento di tante attività, produttive e non, sui social network. Lungi dall’essere una vera fucina dove terroristi e organizzazioni criminali si organizzano (almeno non più dato il clamore del monitoraggio da parte delle agenzie di spionaggio), il re dei social rappresenta comunque una valida alternativa ad una telefonata, una email o un sms per compiere anche azioni considerate poco etiche. Lo sa bene il team di sicurezza del sito di Zuckerberg e lo sanno bene i governi che richiedono sempre più dati. Secondo Facebook, rispetto allo stesso periodo del 2013, le richieste di accesso alle informazioni dei suoi iscritti sono aumentate del 24%, è del 19% invece l’aumento di contenuti non pubblicabili a causa di leggi nazionali. “Valutiamo ogni richiesta da parte dei governi – ha spiegato Chris Sonderby di Facebook – ma non sempre diamo seguito a ciò che chiedono; spesso ci sono incongruenze, difetti o un’aspettativa troppo ampia di ciò che possono ottenere”.

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