Il motore di ricerca reo di fornire i risultati con le foto rubate. L’avvocato delle vip: “Monetizza sulle donne vittime del furto”
L’avvocato di Hollywood Marty Singer ha scritto una lettera ai fondatori di Google, Eric Schmidt e Larry Page, chiedendo di rimuovere le foto rubate da iCloud a 12 delle sue clienti, che fanno parte del centinaio di vittime/vip del furto dello scorso settembre. “Google monetizza su eventi spiacevoli come questo e deve fare qualcosa per rimuovere le immagini rubate e diffuse sul web” – sono state le parole di Singer. Secondo l’avvocato, la richiesta di rimozione dei file sarebbe stata inviata a Google i giorni successivi al leak delle foto da iCloud. Da allora però nulla è stato fatto in tale direzione e, sempre secondo l’avvocato, Big G “non può continuare a monetizzare sul corpo delle donne in questo modo”.
Risarcimento milionario
In realtà la questione non è così semplice. Il team di Google non ha visibilità su tutto quello che viene pubblicato in rete perché, forse a Singer questo sfugge, il web è libero e Google, seppur ne sia uno dei player principali, non controlla evidentemente ogni singolo contenuto caricato. Google sa che le immagini diffuse sono proprietà privata e ottenute illegalmente e intervenire direttamente per rimuoverle sarebbe un precedente fondamentale. Resta da capire in che modo. Certamente Google ha tutte le carte in regola per poter scandagliare i suoi risultati di ricerca e cancellare quelli che si riferiscono a siti da cui è possibile scaricare le foto. Ma non dovrebbe farlo per tutti i contenuti illegali che, volontariamente o meno, ospita? Intanto Singer promette guerra: vuole un risarcimento totale di 100 milioni di dollari per le sue 12 vittime. Forse è più semplice rimuovere i link…
La replica di Google
Un portavoce di Google ha in seguito dichiarato: “Abbiamo rimosso decine di migliaia di foto – nell’arco di ore dalla richiesta – e abbiamo chiuso centinaia di account. Internet viene usato in moltissimi modi positivi: rubare le foto private della gente certo non è uno di questi.”