Secondo il microblog , sono troppe le restrizioni del Governo su ciò che è possibile dire agli utenti. “Ci appelliamo al Primo Emendamento”
Cosa è cambiato davvero dopo il Datagate? Sembrerebbe ben poco a giudicare da quanto dichiara Dick Costolo, CEO di Twitter. Il social network ha infatti fatto causa al Governo degli Stati Uniti per evidente violazione del Primo Emendamento della costituzione a stelle e strisce, che protegge la libertà di espressione e di parola. Secondo Twitter, l’amministrazione Obama non permette al team di rivelare agli iscritti quello che l’FBI e le altre agenzie federali vogliono sapere sul loro conto, all’interno di indagini che coinvolgono la sicurezza nazionale. Il problema, secondo Costolo, è che in difesa delle presunte indagini, il Governo vieta a Twitter di rivelare alcuni particolari sulle domande in merito ai suoi utenti, da quelle generiche alle confidenziali, come i messaggi diretti e l’email utilizzata per l’iscrizione al servizio.
La Borsa trema
Una mossa, quella di fare causa all’interno Governo USA, che non solo ha spiazzato i colleghi/concorrenti di Twitter ma che rischia di causare un vero terremoto a Wall Street. Twitter, fondata a San Francisco da Jack Dorsey, è infatti quotato in Borsa e il rischio di avere una pesante ricaduta dopo la mossa anti-governativa è alto. Ma il team tira dritto senza attendere oltre: “Crediamo che i nostri utenti abbiano il diritto di sapere, in base al Primo Emendamento, qual è lo scopo di sorveglianza del governo – si legge in una nota di Ben Lee, vicepresidente del network – se sono preoccupati è perché non possono essere informati direttamente da noi su quello che succede, e questo è la negazione di un diritto. Dovremmo invece essere in grado di rispondere sempre a tutte le loro domande e di farlo pienamente invece che in forma incompleta e non sempre esatta”.